
Scesa dal pullmann ho percorso il tragitto verso la mia facoltà così usale e conosciuto come se lo percoressi per la prima volta, con lentezza, quella necessaria agli occhi per abiutarsi alla luce dopo essere stati per tanto tempo al buio. Ho guardato le persone, i gesti quotidiani e furtivi, sono entrata nei negozi e mi sono domandata a chi appartenessero, chi avesse cucito gli abiti made in Italy...ho fissato per interminabili secondi le vetrine lacerate da graffi e fori rattoppati al meglio con un po' di silicone. Ho guardato oltre gli sguardi degli scugnizzi in libera uscita da scuola che camminavano con passo veloce e sguardi rapaci, ho fotografato volti di ragazzine patinate e impeccabili nel trucco e nel vestire passeggiare su tacchi vertiginosamente alti per San Biagio dei Librai, ho ascoltato il ronzio dei motorini mischiarsi al ruggito dei motori di auto tirate a lucido degne della scorta di un politico e di smart coloratissime con al volante "gente comune"...e a pochi isolati più giù c'erano carabinieri a cavallo, falchi su moto così ricolnoscibili, agenti di polizia vestiti con la divisa d'ordinanza per accogliere il Presidente Prodi, giunto in città per l'ennesimo Summit su sicurezza e legalità...
Sono solo a metà del libro di Saviano, e ogni volta che ne leggo un capitolo ho bisogno di tempo per metabolizzare ciò che racconta, documenta, denuncia, quasi come se la mente faticasse a capire che è tutto reale, tutto vero quello che viene descritto, e che è una storia che appartiene ai nostri giorni...così vicino a noi...che ci appartiene.
Ma sono solo a metà del libro, forse il peggio deve ancora arrivare....
evidentemente, se per tanto tempo non ti sei accorta di nulla, è perchè non c'era nulla di cui accorgersi, nulla di diverso di quanto avviene a Roma, o Milano o Torino. La realtà di Napoli di cui Saviano parla relativamente, visto che è casertano e che di solito si occupa del Clan dei Casalesi di Casal di Principe (e non di napoli, è solo un tantino accentuata dalla grossa presenza di persone giovani, in gran parte ragazzi e ragazze che a stento arrivano ai 25 anni e che quindi vivono tutti i problemi legati all'omologazione e quindi, al bullismo
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