Credo nel potere che ha l'immaginazione di cambiare il mondo,
di liberare la verità dentro di noi,
di cacciare la notte,
di trascendere la morte,
di incantare le autostrade,

di propiziarci gli uccelli,
di assicurarsi la fiducia dei folli.


(James G. Ballard)


domenica 30 dicembre 2007

martedì 25 dicembre 2007

BuoNatale II

Natale ubriaco di magia, di novità, di sorprese.... Immagini nuove da memorizzare e metabolizzare, accogliere, comprendere e da lasciarsi stupire. Calore e luce nuova da lasciarsi riscaldare e illuminare, con discrezione e un po' di disincanto in più.........

BuoNatale I






lunedì 24 dicembre 2007

BuoNatale

"Vorrei un Natale che duri tutto l’anno.
Un Natale dove il posto di lavoro, sia un luogo in cui si va per guadagnare il pane per vivere, e ci sia meno precarietà, meno sfruttamento, meno infortuni mortali.
Ma che sia più umanità, più dignità, più serenità, piùdignità per la persona, un posto di lavoro più sicuro per la salute e per la vita, e che il valore della vita venga messo al primo posto, dai datori di lavoro, dai lavoratori, dalle classi dirigenti del nostropaese, dalle istituzioni, da parte di tutti.
Un Natale dove il Servizio Sanitario Nazionale,risponda sempre meglio ai bisogni degli ammalati, ealla popolazione. Attui a pieno i principi di universalità, e di uguaglianza di trattamento pertutti i cittadini.
Un Natale dove la scuola sia capace di dare una preparazione, civile, culturale, e sociale, sempre più elevata e migliore, e che il diritto allo studio sia garantito in uguale misura per tutti i cittadini. Un Natale dove la previdenza, sia in grado digarantire una pensione dignitosa a tutti i pensionati, e a tutti quei pensionati che ora non c’è la fanno, di poter arrivare a fine mese. Un Natale dove il servizio socio assistenziale, sia in grado di rispondere efficacemente ai bisogni dei cittadini più deboli, anziani non autosufficienti, bambini, handicappati, disabili, sviluppando una vera rete di servizi sul territorio per poterli usufruire.
Un Natale dove le donne, bambini, vecchi, possano vivere più serenamente, dentro e fuori le propriecase, senza subire alcuna violenza, e fioriscano nelle menti delle persone il vero amore.
Un Natale dove tutti insieme, classe dirigente del paese, istituzioni, cittadini, pensassimo meno ai soldi, meno egoismo, meno ad interessi personali, meno divisioni, ma uniti pensassimo di più per il bene comune.
Un Natale dove nella gente, circolasse, meno volgarità, meno parolacce dispregiative, ma circolasse, di più l’amore, la collaborazione, la dolcezza, la condivisione, più rispetto dell’altro,più rispetto della persona, più rispetto della vita.
Un Natale dove non ci sia più, la fame, lo sfruttamento, le ingiustizie, gli squilibri dei paesi poveri nei confronti dei paesi ricchi, ma ci sia più giustizia sociale.Un Natale dove l’accoglienza, coltivata sentita e praticata, e siano eliminate nella gente tutte le barriere mentali, e ci sia quella apertura per fare siche i nostri cuori e il nostro amore siano globalizzati.
Vorrei un Natale dove ci sia una società, onesta, sincera, trasparente, rispettosa delle regole, una società libera dalla mafia, dalla malavita organizzata, dalla corruzione, veramente una società libera.
Un Natale dove l’ambiente, sia meno inquinato, ma ci sia più rispetto da parte di tutti, più curato, per poterci vivere tutti meglio, e lasciare ai nostri figli e alle future generazioni un bell'ambiente.
Un Natale dove non ci siano più stragi sulle strade, meno incidenti, e non ci sia più l’abuso di alcool e droghe, e il codice stradale sia veramente rispettatoda tutti, per fare in modo che al posto di tanti feriti e morti, ci siano tante vite salvate, e tante famiglie più serene.
Un Natale dove nel gioco del calcio non circoli più odio e violenza, ma sia vissuto come un gioco bello, uno sport socializzante, creativo, che unisce, e allos tadio si possa andare con tranquillità con la famiglia, e con i bambini per divertirsi.
Un Natale dove ci sia una società più giusta per tutti i cittadini, l’uguaglianza, la giustizia sociale sia realizzata, una società piena di valori veri, e di diritti, e di solidarietà.
Un Natale dove l’indifferenza e la passività verso i problemi sia superata con l’impegno e lapartecipazione, con responsabilità, con il protagonismo, per risolvere i problemi del nostro mondo, per sconfiggere tutte le guerre sulla terra, e per contribuire con i colori dell’arcobaleno, a costruire la vera pace.
Un Natale da sogno, di desideri, di aspirazioni, ma se tutti insieme ci mettessimo a sognare un mondo più giusto, migliore, può diventare realtà, e sarà un vero Natale tutto l’anno per tutti."
Francesco Lena

lunedì 26 novembre 2007

Acqua alta a Venezia

Di ritorno dall’ultimo weekend veneziano, posso dire di aver avuto la fortuna di vivere Venezia in tutti i suoi molteplici e complessi aspetti…
...città turistica-caotica-piena di colori e di meraviglie di giorno, deserta-desolata-triste di sera, eccezion fatta per alcune aree popolate da pochi fantasmi-animali notturni...
...città di piedi-interminabili camminate-calli tutti uguali eppure diversi-piazze-palazzi come galleggianti sull’acqua-finestre strette-portoni immensi-ponti-scalzi-rialto-accademia-giardini-arsenale-san marco…
...città di terra instabile (è Mestre la “Terra ferma di Venezia”)-di mare- di acqua alta-di terra e mare insieme, che si mischiano e non si capisce più dove inizia l’una e finisce l’altra-di gabbiani e di piccioni-di scale-di gondole e gondolini-di vaporetti-di piedi, piedi e ancora piedi…
...città di vetro-di maschere- di spritz alle sei e cicchetti alle sette-di silenzio e di musica assordante-di San Martino-di maratone-d’arte-architettura-cinema-biennali annuali…

...città in continuo mutamento eppure immobile, immutabile-mesta e seriosa-giocosa di cappelli-di bambini che giocano dovunque-di anziani sereni (c’è chi con tranquillità vive fino a 106 anni)-di cappuccini caldi e cornetti finti…
Insomma la cartolina della “mia Venezia”… di donna viaggiante, di sposa senza il compagno della sua vita,l’altra parte di sé, di pseudo ArchiTETTA con la voce bassa e gli occhi spalancati, di studentessa da ultimo banco che non rinuncia però alla sua parte di ricerca e di domanda, di sognatrice ancora con lo sguardo di chi crede che un mondo diverso possibile si può e si deve realizzare, per noi, per la storia e l’amore di chi ci ha preceduto, per il futuro delle generazioni che saranno.

Un piatto di ZEN ben cotto, con contorno di MACRICO verde, e per finire un bel CORVIALE!

Siamo giunti alla fine (escludendo il "convegno” di Aprile e la prova generale di Marzo) del nostro corso post-laurea, e tirare le somme ancora non si può, perché ancora fresche e calde sono le emozioni, da metabolizzare i contenuti raccontati e da approfondire i materiali forniti, per non parlare della tesina tutta da scrivere e tutta da inventare!
Ma abbiamo concluso nel modo più allegro e dinamico possibile!
Venerdì di critiche interne esterne e serali (anche se a cena, essendo noi pochi sudisti, le critiche si sono trasformate in commenti goliardici…), di acqua alta e di pioggia calda, di risate e allegro rumore al “Nono risorto” per ordinare Un piatto di ZEN ben cotto, con contorno di MACRICO verde, e per finire un bel CORVIALE!
Sabato di stupore e un po’ di dubbi (la prof è andata via prima…), delle classiche ciabatte con companatico a parte e di caffè dalle camioniste…di risate ancora più grasse, di raffreddore in aumento, e di pomeriggio di gioco, di assessore senza palla, e di palle volanti più in generale…di spazi autogestiti e di lanci poco precisi, di mancanza di coordinamento e voglia di ironizzarci!
Sabato sera di ultimi saluti, di baci con lo schiocco, e di ultimo spritz in Piazza S.Giacomo dell’Orto, con la promessa di rivederci a marzo per le prove generali del grande debutto, di cicchetti alla Vedova a parlare di te, e di Agata… di pioggia fredda, e di sonno…di voglia di riabbracciarti!

martedì 23 ottobre 2007

Quando il cioccolato scende in piazza...

Non mi sono ancora completamente ripresa dal freddo e dalla stanchezza dello scorso weekend, che già sono qui rannicchiata su una sedia a buttare giù un po di impressioni ancora tiepide in contrasto con clima pseudo invernale, su ciò che è stato Altrocioccolato in quel di Gubbio...del resto meglio stanchi e felici, che riposati e piatti...o no? Considerando poi che il mio è un umore altalenante, che qualcuno osa definire lunatico, ma io preferisco apprezzare come versatile e molteplice, vorrei cercare di spremere queste poche ore sottratte al mio sonno per raccontarvi che un mondo diverso è possibile realizzarlo anche grazie a tanta dolcezza.
In concomitanza e in netta contrapposizione alla sfilata delle multinazionali del cioccolato e del cacao in generale ospitata a Perugia, a Gubbio si è degustato, ballato, suonato e promosso un altrocioccolato possibile dal sapore doppiamente buono, perchè giusto nella filiera di produzione, e perchè frutto ancora di una ricetta naturale e biologica: dove le fave di cacao, la pasta di cacao, il burro di cacao lo vedi e lo senti non soltanto compresso negli "aromi naturali" o nelle imagini sulle confezioni patinate...ma nel cioccolato puro, vero, e arricchito solo da spezie o noci, da zucchero di canna o da caffè...insomma un cioccolato da far scendere in piazza, che ha voglia di riscattarsi l'identità perduta o offuscata, quasi come un popolo indigeno che vuole riappropiarsi di se stesso senza che un popolo colonizzatore ne modifichi le usanze, la cultura, le forme...un cioccolato quasi sul fronte della rivoluzione...dolce, ma sempre rivoluzione è!
E noi da che parte stiamo?
Io marcio con l'Altrocioccolato!

mercoledì 17 ottobre 2007

Alla periferia di un territorio anisotropo...

Sono da ormai quasi un mese pendolare tra il Nord e il Sud della penisola, tra Venezia e Avellino, più rauca e infreddolita che mai, più stimolata ed entusiasmata del corso che sto facendo, ma purtroppo aihmè convinta che la pianificazione partecipata si fa bene solo dalla Toscana in sù!
Ma in fondo in fondo forse lo sapevo già...o almeno l'avevo messo in conto!
Tra i vari relatori, il
prof. Laino mi ha però fatto respirare un po' di aria buona in mezzo a tanto smog! I riferimenti della sua formazione personale e professionale mi hanno fatto sentire meno straniera nel mondo e meno straniera a me stessa...non capita spesso di sentir parlare un architetto-urbanista-napoletano-che si sforza di fare partecipazione a NAPOLI-impegnato nel sociale-proveniente da un ambito cattocomunista-che cita tra i suoi riferimenti Geddes accanto a Don Ciotti-che ti viene a raccontare di un nuovo modo di vedere e di vivere il mondo, anche e soprattutto dal lato dell'architetto-urbanista.
Uno che ti sconvolge un attimo con il concetto di territori anisotropi, complessi, mutevoli nei tempi e nelle forme, in netto contrasto con la logica di territori isotropi, omogenei, razionali, scomponibili in elementi semplici, analizzabili con pratiche tradizionali, le cui mutevolezze possono risolversi con la più logica e razionale delle soluzioni precostituite, in cui conflitto, trasformazioe, interazione sono concetti astratti e non ascrivibili alla pianificazione territoriale.
Un concetto così a prima vista lo giudichi come frutto di una riflessione-teoria puramente universitaria-accademica, e ci metti tempo a capire che invece è un'altra chiave di lettura possibile di questo mondo, e forse è quella giusta...territori anisotropi , perchè è l'anisotropia fa sì che un determinato oggetto assuma caratteristiche dipendenti esclusivamente dalla direzione lungo la quale esse sono considerate, e solo così è possibile spiegare come la direzione globale, interdisciplinare, complessa, incoerente e mutevole verso cui i nostri territori viaggiano, nella realtà ridefiniscano continuamente e nuovamente le loro stesse carattetteristiche.
Una boccata d'aria pulita quando ormai pensavi di non ricordarne più il gusto, e non così lontano da te, non dalla Taoscan in su, ma in una campania distorta...in una delle tante periferie di questi territori anisotopi...

giovedì 27 settembre 2007

Vico III Cisterna dell'Olio...

Vico III Cisterna dell’Olio c’era un omino, magro, vecchio, più di quanto fosse la sua età, uno sgarbato fumatore incallito, il naso grosso, gli occhi perennemente assonnati, le dita colorate fra il giallo del fumo e le macchie di inchiostro di cartuccia, unico compagno di strada capace di sopportare i suoi mutamenti di umore e i suoi modi al limite dell’educazione, un malconcio cangattozoccola (così detto perchè si comportava come un cane e mangiava principalmente formaggio) di nome Tommaso.
Vico III Cisterna dell’Olio era la prima tappa mattutina di molti studenti di Architettura: da un cancello di metallo pesante, attraversando una scala stretta e pericolante, si cercava di entrare in una stanzetta umida, gialla e fumosa, dove la folla di giovani assonnati e ubriachi di attesa faceva capolino dall’uscio. Al citofono si rispondeva a turno, e il buongiorno più che un saluto augurale, era segno equivalente ad un “presente”, e all’inserimento in un immaginario elenco di prenotazione! Si barattavano dwg per plt, nella speranza che il masto non si rendesse conto dell’errore, si trepidava nell’attesa di veder uscire da uno dei tanti il plotter la tua tavola stampata, chiara e meravigliosa come l’avevi pensata e non come frutto di una nottata in bianco passata davanti al pc!
Vico III Cisterna dell’Olio dove anche i miracoli potevano accadere, dove si festeggiava per un esame andato bene, o si trovava conforto per uno andato male…dove una bacheca di sughero spento si colorava ogni giorno un po’ più di rosso, confetti, bomboniere, pupazzetti per ringraziare chi aveva contribuito con la pazienza, le levatacce, le tavole stampate all’ultimo minuto, i caffè delle tre del pomeriggio, la pasta riscaldata nei contenitori di alluminio, le Diana ammonticchiate nei posacenere, le e-mail con allegate le raccomandazioni per un lavoro buono, celere ed economico!
Vico III Cisterna dell’Olio… ero lì quando a quell’omino amorevolmente sgarbato venne telefonicamente diagnosticato un cancro…quando d’improvviso sembrò smettere di fumare, per il breve tempo della chemio, per poi riprendere non appena la situazione si manifestò inequivocabilmente irreparabile e non più arginabile…
Vico III Cisterna dell’Olio…dimostrare affetto e preoccupazione ad un omino come lui era quanto mai improbabile e improponibile, era la sua vita, la sua storia, la sua scelta, bisognava rispettarla e magari sforzarti di comprenderla, alternativa non ne avevi ed era inutile cercarla. Salvatore o lo odiavi e ne fuggivi, o affettuosamente lo accettavi, con i suoi torvi sguardi, le sue imprecazioni contro Dio e contro gli uomini, ma anche i suoi gesti di generosità inaspettata, e perciò stupefacente!
Vico III Cisterna dell’Olio ha ospitato Harry Plotter, il maghetto del computer e il plt filosofale per l’ultima volta nel gennaio del 2007…l’ho scoperto solo oggi da chi, solo fisicamente cerca di fare il suo mestiere, ma nei fatti non ne ha il carattere, ma del resto come e chi potrebbe averlo?
Ciao giovane vecchietto, scusami se te lo dico solo adesso e con un po’ di ritardo…non è stata responsabilità del tempo e della lontananza, ma solo del mio cuore distratto e disorientato.

ESTEmpoRaneamente PSSC veneziana

martedì 25 settembre 2007

ESTEmpoRaneamente Luz

Ok, ricominciamo…o almeno ci proviamo (stavolta sul serio), perché stimolata da un paio di commenti su vecchi post…
Già due post…uno di un vecchio amico, e l’altro, lusinghiero, di qualcuno che (credo) di non conoscere (o almeno il nick name non mi sovviene).
Ebbene eccoci qua, con una vita mutata nelle forme e nella compagnia, nei pseudo-impegni e nelle qualifiche, ma sempre Luz…nel carattere duro, testardo e poco flessibile, nelle dolcezze molto, ma molto ben nascoste sotto l’asprezza di un essere o diventare docile che non mi appartiene…
Per fortuna che ho al mio fianco un marito-compagno paziente e innamorato…io stessa non riuscirei a sopportarmi, e per questo non so come lui ci riesca!!!


Da quasi un anno laureata, da poco meno di una settimana abilitata ArchiTETTA (ossia legittimata a far danni…), con ancora i postumi di un campo biblico con P. Alex Zanotelli, ricco di emozioni, stravolgimenti, stimoli, cazziate, incoraggiamenti, rivelazioni, suggestioni…insomma un casino di emozioni tutte insieme che non sono riuscita a METABOLIZZARE e a TRASFORMARE in AZIONE RIGENERATRICE per me stessa e per il contesto in cui vivo!
C’è poi la Triste Venezia che mi vedrà sua ospite per i prossimi week-end fino a fine Novembre, per un corso di specializzazione allo Iuav “Azione locale partecipata e sviluppo sostenibile” che con la triste melanconia di Venezia proprio non ha nulla a che fare!!!
Tutto ciò che verrà dopo chi può saperlo!

Una neoarchitetta sposa di un uomo come Marco, che significa già essere compagna della speranza di un altro mondo possibile fatta persona!
Una neo precaria laureata in cerca di prima occupazione dignitosa…considerando che sono già stata molto fortunata nel trovare uno studio che mi ha un paio di volte occasionalmente retribuito, e colleghi di lavoro che mi hanno aiutata a capire che il concetto di “lavoro”non è necessariamente ed etimologicamente correlato al concetto di “retribuzione”.
Una ESTEmpoRaneamente veneziana in cerca di fortuna e opportunità stimolanti magari non per forza al Nord…perché, come P. Alex mi ha ricordato, è nel nostro contesto locale che dobbiamo agire e sforzarci di cambiare, migliorare le cose, è del piccolo impegno quotidiano che Dio ci chiederà conto, non degli atti di eroismo, né nei luoghi dove tutto è più agevole, semplice, immediato.
Una instabile testarda giovane donna-funambola che cerca di migliorare se stessa, convinta che sia il primo importante passo per migliorare questo mondo…un percorso di certo lungo e articolato!

venerdì 10 agosto 2007

Il Macondoexpress riparte (finalmente!)

Post breve ma efficace....

FINALMENTE IL MIO BLOG

E' RICOMPARSO!!!

Per recuperare l'aggiornamento

di quanto accaduto in questi mesi...
...mi ci vorrà un po', ma ce la farò!
...matrimonio, viaggio di nozzze, lavoro,
progetti, futuro, sogni, speranze,

aspettative, foto, ricordi, aspirazioni...
...insomma tutta un'altra vita!

martedì 13 marzo 2007

La trasformazione dei luoghi (ovvero se l'Old Pub e il Bar Tony si mettono il vestito della festa)

Un po' di tempo fa ho ripercorso lo "struscio serale" di strade che rappresentavano per me adolescente l'inizio e la fine del mio altrove fisico, il luogo degli incontri e degli scontri di passeggiate brevi eppure interminabili, così ripetitive e ogni volta diverse, solo perchè erano i miei occhi a sperare di vedere un'improvviso cambio di direzione.
Lungo questi brevi tragitti esistevano un paio di locali ed un bar che nell'immaginario collettivo racchiudevano il meglio e il peggio di una serata, i desideri inespressi per l'esito di un'appuntamento, i luoghi simbolo delle prime sbronze e dei primi filoni mattutini. I locali in questione erano una vecchia pizzeria, un Pub molto effetto bettola unta, e un bar con doppio ingresso, uno appunto per i filonari, e l'altro per i consumatori abituali.
In quel ripercorso struscio a cui prima accennavo, mi accorsi dell'improvvisa chiusura dei tre totem sovracitati, o meglio della sostituzione della vecchia pizzeria in nuovo patinato e colorato locale per pizza da asporto, la chiusura per rinnovo locale del Pub, e l'annunciato cambio gestione del Bar...di colpo nel medesimo istante mi sono passati davanti gli anni del liceo e i primi due anni di Università, quasi come fossero distanti anni luce da me, e ormai destinati ad appartenermi quanto un cambio gestione qualunque!
Ma il destino è stato clemente...ha permesso che il Bar Tony riaprisse (l'evento si è verificato da poco e ha rappresentato per me il riaccendersi di una fievole lanterna sul passato, quasi a dire che non è ancora così lontano) e per giunta con il cambio di gestione consistito nella trasmissione dell'attività dal padre al figlio, e che l'Old Pub si risvegliasse dalle sue ceneri un po' più ringiovanito e meno bettola...anche se a me piaceva più prima, quando il pizzaiolo che aveva trascorso la sua infanzia ad Oxford urlava a chi aspettava la propria porzione di patatine: " 'a patata!!!! " Ti faceva sentire per un'attimo al centro di un universo parallelo!!! :-)

domenica 4 marzo 2007

Così è...se vi pare

Di recente ho rivisto la messa in scena pirandelliana che dà il titolo al mio post di oggi, e che mi ha condizionato gran parte dei giorni a venire per diversi motivi, che cercherò brevemente di raccontarvi. Sto lavorando - gratis, è ovvio- in uno studio di architettura stimato, allegro, e senza alcun dubbio anomalo tanto per il piacevole clima di ironia e surrealismo che si respira, tanto che per i diversi attori che animano di fatto questo clima. Tra i tanti, c'è una persona che in apparenza mi è parsa di gran classe, raccomandata dalla famiglia benestante, che vive senza fare concretamente alcun tipo di lavoro, percependo in ogni caso un guadagno anche se evidentemente non meritato, ma che gli permette una vita agiata. Ben presto mi è stata svelata la verità dagli altri lavoratori - questi sì oggettivamente lavoratori - riguardo alla presunta instabilità della mente della persona che tanto mi aveva impressionata...a loro dire è pazza, o meglio, è un pallista cronico al punto di essersi convinto egli stesso delle sue bugie e vivere in due mondi paralleli.
La rivelazione mi ha lasciata interdetta, e a distanza di giorni ancora oggi stento a credervi, in bilico come sono tra l'impressione e la presunta verità rivelata, ogni volta che il nostro ci fa visita nello studio, io mi compoprto come meglio credo e quindi normalmente con il dubbio su chi sia il mio vero interlocutore.
L'apparenza e la verità, quanto è facile confonderle e quanto difficile è capire dove finisce l'una e inizia l'altra. La verità, quanto è difficile trovarla, e forse anche cercarla, e quanto poco a volte ha a che fare con la razionalità. E quindi mi sorge un dubbio: chi può affermare con assoluta certezza ciò che è vero o ciò che è falso? Chi può distinguere il sano di mente dal folle? Come si può affermare che il folle abbia mano ragione del sano? E in fondo chi ci assicura che essere normalmente razionali, conformemente a ciò che il senso comune etichetta come normale, sia poi oggettivamente sano e logico, rispetto all'essere un po' folli?
Come colonna sonora di questo ragionamento varrebbe la pena ascoltare Simone Cristicchi in "Ti regalerò una rosa", forse ci aiuterebbe a vedere le cose in modo diverso... e magari si potrebbe concludere con il monologo finale di un'alltra messa in scena teatrale...Ditegli sempre di si...






domenica 25 febbraio 2007

La nostra Bottega si veste di nuovo!

In questo weekend la nostra bottega ha ufficialmente innaugurato la nuova sede (due locali più giù...) con tanto di benedizione e successivi (incredibile a dirsi) acquisti vescovili! I bottegai più "intimi" avevano in realtà già ricevuto la loro personalissima e autentica benedizione...quella di Padre Alex Zanotelli, che venerdì pomeriggio dopo aver partecipato ad un convegno sull'acqua organizatto dai PRC di Avellino, si è fermato nei nostri nuovi locali per bene-dire con la sua testimonianza di speranza tutti noi bottegai, il lavoro che ci aspetta e il luogo in cui cercheremo di svolgerlo al meglio delle nostre capacità! Grazie P. Alex, e grazie a tutti coloro che con la perseveranza e la follia dei sognatori hanno scommesso su questa nuova e importante sfida per la nostra piccola proincia!

mercoledì 21 febbraio 2007

"Cenere sei e cenere diventerai" ovvero "Se il panettone ce lo siamo ingoiato a forza, l'uovo di Pasqua non abbiamo neanche avuto modo di guardarlo!"

Il Governo Prodi è caduto!E' stato battuto per due voti al Senato, DUE VOTI di due scemi irresposnsabili che non hanno chiaro ancora il danno che hanno arrecato a questo stivale malandato!
Prodi è caduto, e comunque ci si rialzerà da questa scivolata - Prodi bis-bleah, governi tecnici o quant'altro la politica italiana si inventerà nei prossimi giorni - io, povera elettrice del centrosinistra provo a scorrere velocemente questi stentati 9 mesi di politica e mi accorgo che:

  1. Le tasse sulle spese sanitarie e quelle comunali o più in generale locali sono aumentate;
  2. Già rimpiango Bersani, che è stato uno dei pochi a lavorare bene contro le corporazioni e per liberalizzazioni serie e a vantaggio del bene comune, e temo che mai riuscirò a non pagare i costi di ricarica della mia prepagata;
  3. D'Alema sarà anche il più intelligente di tutti. ma secondo me porta sfiga;
  4. Se si fossero impegnati la metà di quanto si sono battuti per i DICO, anche su cose un po' di più largo interesse, tipo la LEGGE SUL CONFLITTO DI INTERESSI e la RIFORMA DEL SISTEMA TELEVISIVO, forse ora non sarei terrorizzata all'idea di rivedere Berlusconi a capo di governo, o peggio ancora di una nuova bicamerale;
  5. Vedi tu se per due che si chiamano Rossi e Turigliatto dobbiamo trepidare per ciò che sarà della nostra povera Italia!
Niente Uova di Pasqua solo Cenere!

sabato 17 febbraio 2007

Il peso della coerenza

Stamattina è una di quelle che iniziano storte, che ti svegli e sebbene sai che devi fare una marea di cose, ti passa la voglia e ne perdi il senso. Così resti in pigiama fino a quest'ora e scrivi un post scemo sul blog solo per dar voce ad uno sfogo strano, di quelli senza voce e pieni di gesti. Ieri sera si parlava di coerenza, più che altro verso se stessi piuttosto che verso un ideale o un credo, e stamattina mi sono svegliata con un senso di nausea verso le migliaia di parole che diciamo e che neanche sappiamo bene che vogliano dire. Coerenti verso se stessi, come si fà ad esserlo se non si è mai sicuri del tutto di chi siamo davvero? La coerenza dei gesti rispetto alle parole, o meglio il contrario: delle azioni rispetto ai discorsi...chi ci riesce davvero? Ok mi si può obiettare che almeno ci si prova, uno fa del proprio meglio...mi domando cosa succede però quando nell'essere se stessi intervengono le richieste degli altri. Ok il pensiero è un po' contorto, ma stamattina và così, quindi portate pazienza e sforzatevi, se vi và, di capire quel che voglio dire.
Dall'incontro con l'altro inevitabilmente ci si trasforma un po' dentro, perciò c' è un po' di gente saggia che dice che "siamo la gente che incontriamo" il che è una cosa buona, ottima fino a quando uno non si perde...fino a quando le persone che si è incontrato nella propria vita ti sconvolgono quella che porima era solo la tua vita. Intendiamoci, non mi terrorizzano gli sconvolgimenti, ma essendo la prova vivente di alcuni sconvolgimenti più o meno consistenti, vi dico che non sempre uno sa come prenderli o gestirli, e quindi non sempre siamo di fronte ad un impatto positivo! La coerenza in tutto ciò che c'entra? C'entra perchè nelle nostre continue trasformazioni a volte non sappiamo più chiederci a cosa dovremmo essere coerenti, a noi stessi certo, ma in continuo divenire e trasformarsi. Per cui potrbbe accadere che qualcosa che per noi era un valore prioritario, a cui far riferimento in ogni azione, diventi secondario o scomparire in un dato momento storico...e che sogni, speranze, impegni per cui ci siamo spesi diventino progetti ingombranti, pesanti...da qui il senso mutevole di una coerenza che diventa peso... Vabbè forse 'sto post non ha capo nè coda, ma vi ho già detto che stamattina và così...prendetela come viene, come sfogo incoerente... ;-S

mercoledì 14 febbraio 2007

M'illumino di meno

Il 16 febbraio 2007, anniversario dell'entrata in vigore del protocollo di Kyoto, Caterpillar, per il terzo anno consecutivo, ha lanciato la giornata nazionale del risparmio energetico dal titolo M'illumino di meno, quest'anno diventata internazionale.L'obiettivo che ci si prefigge è quello di dimostrare come il risparmio sia una possibilità concreta e reale a cui attingere per superare i problemi energetici che assillano il nostro paese e gran parte delle nazioni del pianeta.
L'invito rivolto da Massimo Cirri e Filippo Solibello è quello di spegnere le luci e tutti i dispositivi elettrici non indispensabili il 16 febbraio 2007 alle ore 18.
Nell'attesa di illuminarci di meno, vi riporto il decalogo di Caterpillar, utile per tutti i giorni dell'anno, non solo per il 16 febbraio!

Buone abitudini per il 16 febbraio (e anche dopo!)

1. spegnere le luci quando non servono

2. spegnere e non lasciare in stand by gli apparecchi elettronici

3. sbrinare frequentemente il frigorifero; tenere la serpentina pulita e distanziata dal muro in modo che possa circolare l'aria

4. mettere il coperchio sulle pentole quando si bolle l'acqua ed evitare sempre che la fiamma sia più ampia del fondo della pentola

5. se si ha troppo caldo abbassare i termosifoni invece di aprire le finestre

6. ridurre gli spifferi degli infissi riempiendoli di materiale che non lascia passare aria

7. utilizzare le tende per creare intercapedini davanti ai vetri, gli infissi, le porte esterne

8. non lasciare tende chiuse davanti ai termosifoni

9. inserire apposite pellicole isolanti e riflettenti tra i muri esterni e i termosifoni

10. utilizzare l'automobile il meno possibile e se necessario condividerla con chi fa lo stesso tragitto.

domenica 11 febbraio 2007

Stagioni

E un giorno ti svegli stupita e di colpo ti accorgi
che non sono più quei fantastici giorni all'asilo
di giochi, di amici e se ti guardi attorno non scorgi
le cose consuete, ma un vago e indistinto profilo...
E un giorno cammini per strada e ad un tratto comprendi
che non sei la stessa che andava al mattino alla scuola,
che il mondo là fuori t'aspetta e tu quasi ti arrendi
capendo che a battito a battito è l'età che s'invola...
E tuo padre ti sembra più vecchio e ogni giorno si fa più lontano,
non racconta più favole e ormai non ti prende per mano,
sembra che non capisca i tuoi sogni sempre tesi fra realtà e sperare
e sospesi fra voglie alternate di andare e restare...
di andare e restare...
E un giorno ripensi alla casa e non è più la stessa
in cui lento il tempo sciupavi quand'eri bambina,
in cui ogni oggetto era un simbolo ed una promessa
di cose incredibili e di caffellatte in cucina...
E la stanza coi poster sul muro ed i dischi graffiati
persi in mezzo ai tuoi libri e regali che neanche ricordi,
sembra quasi il racconto di tanti momenti passati
come il piano studiato e lasciato anni fa su due accordi...
E tuo padre ti sembra annoiato e ogni volta si fa più distratto,
non inventa più giochi e con te sta perdendo il contatto...
E tua madre lontana e presente sui tuoi sogni ha da fare e da dire,
ma può darsi non riesca a sapere che sogni gestire...
che sogni gestire...
Poi un giorno in un libro o in un bar si farà tutto chiaro,
capirai che altra gente si è fatta le stesse domande,
che non c'è solo il dolce ad attenderti, ma molto d'amaro
e non è senza un prezzo salato diventare grande...
I tuoi dischi, i tuoi poster saranno per sempre scordati,
lascerai sorridendo svanire i tuoi miti felici
come oggetti di bimba, lontani ed impolverati,
troverai nuove strade, altri scopi ed avrai nuovi amici...
Sentirai che tuo padre ti è uguale, lo vedrai un po' folle, un po' saggio
nello spendere sempre ugualmente paura e coraggio,
la paura e il coraggio di vivere come un peso che ognuno ha portato,
la paura e il coraggio di dire: " io ho sempre tentato,
io ho sempre tentato... "
E un giorno, Francesco Guccini - Stagioni, 2000

Quando il nemico è quello sbagliato

Oggi è il giorno del ritorno, dell'autoanalisi coscienziosa e finalizzata al miglioramento di se stessi, della revisione personale dei modi di operare, del cammino che si intende compiere e soprattutto del come e del con chi si intende percorrerlo.
Qualcuno mi ha detto che otterrei molto di più con la dolcezza piuttosto che attaccando come un cane rabbioso che spesso rischia di mordersi la coda più che fare i suoi interessi...la dolcezza forse non mi appartiene, e mio malgrado devo ammettere che mi calza meglio il senso di insofferenza e di fastidio, che riesco mirabilmente ad esprimere in ogni forma, gesto e misura...
Ma dall'insofferenza e dal conflitto non nasce niente di buono, ce lo insegnano più in generale i conflitti bellici in atto e trascorsi, e più in particolare la qualità delle realzioni che si intessono in questo modo, per lo più pessime, e la qualità della vita propria e di chi ci è accanto.
Mi arrabbio pensando che gli aspetti del carattere di mio padre che meno sopporto, si stanno inevitabilmente e involontariamente riflettendo nel mio, mi innervosisco verificando che l'atteggiamento di soggezione e di perenne senso di colpa (che cosa ho fatto questa volta?) che l'altro uomo della mia vita provoca in me e in chi gli è vicino, lo induco io stessa in chi mi ama e in chi mi vive accanto...mi arrabbio perchè non some come porvi rimedio, quasi come se fosse un corpo estraneo venuto ad abitare nella mia anima senza che rendermene conto, senza aver chiesto permesso, che vive alle mie spalle e mi trasforma in chi meno apprezzo.
Eppure so che esiste il modo per mitigarmi, per migliorarmi, aggiustare il tiro e tirar fuori il meglio di me stessa. Provo a cominciare oggi, con i primi due mea culpa: uno rivolto all'altra metà del mio cielo, l'altra ad una ragazza che mi vul bene e che a stento riesco a tollerare...
...perchè in fondo lo so anch'io che per vivere bene la vita bisogna cercare di trarre il meglio dagli imprevisti che ci capitano; che una rabbia che non si trasforma in indignazione e quindi in azione, inevitabilmente finisce con il trasformarsi in frustrazione; che è meglio allearsi con chi ci ama, perchè di nemici ce ne sono già troppi e non occorre crearsene di nuovi; che uno scontro, un conflitto non finalizzato al miglioramento di chi ne è coinvolto, non serve a niente...
...ora c'è solo da passare dalla conoscenza all'applicazione di essa...solo...vabbè si dice che chi ben comincia è alla metà dell'opera... :-)

martedì 6 febbraio 2007

Ho un Sogno

È un periodo di grande confusione personale, dove poche sono le certezze che fanno da fondamenta alla mia vita, mentre molti sono i dubbi, i timori, le tensioni e le incomprensioni. Uscita dalla Federico II le alternative in questa provincia sono poche e ben ancorate ai poteri forti o alle posizioni dominanti di architetti più o meno noti. Per riuscire ad acquisire esperienza altro non resta che sperare, nel primo caso, in una simpatia politica che ti inserisca abusivamente in un’amministrazione pubblica, e nel secondo in una mano e voce amica che ti indirizzi verso uno studio che possa accoglierti per un periodo di tempo più o meno lungo e nel migliore dei casi insegnarti qualcosa di utile e serio senza doverne pagare le lezioni, o nel peggiore spremerti come un limone per farti fare parte del lavoro che spetterebbe all’architetto capo e che comunque sarà lui a firmare a di cui si attribuirà oneri e onori.
Le scelte e le prospettive sono perciò poche e annebbiate, ma nel mio caso in parte rischiarate da una fievole speranza, grazie alla mano e alla voce amica che ha saputo indirizzarmi verso qualcuno che forse potrà arricchire la mia acerba preparazione ed esperienza e liberarmi dall’alternativa un po’ schiavista di un occupazione senza onori trovata per caso sfogliando le pagine gialle, permettendomi inoltre di coltivare ancora per qualche mese l’illusione di un sogno di un mestiere da inventare e nel Sud Italia poco conosciuto e valorizzato, quello del
planner. Un’aspirazione, un’utopia difficile da spiegare e da far capire anche a chi mi è accanto e mi comprende più di chiunque altro, e che talvolta mi fa sentire come un sordomuto che non conosce il modo per farsi comprendere da chi riesce ad ascoltare e a parlare nel linguaggio comune e convenzionale. La difficoltà di comunicazione e di spiegazione và in ogni caso superata, per non sentirsi prigioniera di pensieri e ideali complessi per poter essere tramutati in parole, più di quanto già ci si senta prigioniera di un sogno che appena nato non riesce a respirare perché l’ambiente intorno manca di ossigeno. Come fare allora? È come quando provi un’emozione troppo forte da essere esternata, come quando ti innamori e noi sai come spiegare questo sentimento al mondo e forse neanche a te stesso...e allora cerchi qualcosa, qualcuno che sia stato in grado di esprimere quel tuo stesso sentire. Fai un esercizio di riconoscimento nelle parole, nei gesti e nelle opere di altri di quel che tu hai nell’anima e non riesci a tirar fuori, a decodificare per renderlo chiaro, visibile a tutti…quando poi il riconoscimento avviene, preso dall’entusiasmo ti comporti un po’ da ladro: prendi in prestito dall’autore i suoi scritti, le sue espressioni e le fai tue per un po’ di tempo, te ne appropri senza chiedergli il permesso, e intimamente ti giustifichi sostenendo che se l’uso è a fin di bene e non distorce il senso, il significato, l’intento dell’autore, forse lui non se ne avrà a male! Ciò detto mi approprio indebitamente della Lezione Introduttiva del Prof. Edoardo Salzano per l’Anno Accademico 2006 – 2007 del Corso di Laurea in Scienze della Pianificazione Urbanistica e Territoriale dell’Università IUAV di Venezia…qui ne riporto alcuni stralci, sperando che se mai il Prof. Salzano dovesse accorgersi del furto, sarà comprensivo e indulgente assolvendomi dal mio peccato!
Il mestiere dell’Urbanista
Molti lavori, un mestiere
I lavori che oggi fa l’urbanista sono molti. Parecchi dei nostri laureati lavorano nelle pubbliche amministrazioni: ma molti anche negli studi professionali, nelle aziende che si occupano di ambiente o di trasporti o di iniziative commerciali, qualcuno nelle agenzie immobiliari. E qualcuno anche nella scuola e nell’università. I lavori sono molti. Ma esiste un mestiere dell’urbanista, del planner. Esiste una riconoscibilità di questa figura professionale, un ruolo sociale peculiare – che non è né dell’architetto né del manager, né dell’ingegnere né del sociologo, né del giurista né del geografo, né dell’economista né del geologo, né del naturalista né dello storico – benché di tutti questi saperi e mestieri l’urbanista abbia certamente bisogno. Esiste un mestiere dell’urbanista: questa è la tesi che mi propongo di argomentare.
(...)
Io credo che in questa situazione all’urbanista spetti, più che mai,più di quando
la politica era lungimirante, il compito di rappresentare gli interessi generali e gli interessi del futuro: gli interessi di tutte le cittadine e i cittadini in quanto tali, in quanto abitanti e utilizzatori del “bene comune città”. Quelli di oggi, e quelli di domani, che nessun gruppo sociale e nessuna istituzione rappresenta, e a cui è destinato il Pianeta Terra che noi lasceremo ai nostri posteri.
(...)
“Marco Polo descrive un ponte, pietra per pietra.
- Ma qual è la pietra che sostiene il ponte? - chiede Kublai Kan. - Il ponte non è sostenuto da questa o quella pietra, - risponde Marco, - ma dalla linea dell’arco che esse formano. Kublai Kan rimane silenzioso, riflettendo. Poi soggiunge: - Perché mi parli delle pietre? È solo dell’arco che m’importa. Polo risponde: - Senza pietre non c’è arco”. L’urbanista si occupa dell’arco, l’architetto delle pietre. L’architetto progetta singoli oggetti, e definisce le regole secondo le quali essi devono essere costruiti. L’urbanista si occupa di definire le regole secondo le quali essi devono essere composti perché raggiungano, nel loro insieme, un’armonia e una funzionalità complessive. L’architetto disegna la casa dell’uomo, l’urbanista la casa della società.
(...)
Territorio, società economia. Questa sono le tre coordinate del mestiere
dell’urbanista. La prima, la principale, è essa stessa all’incrocio di diverse storie, di diverse dimensioni. Come muoversi in questa mappa? Credo che sia essenziale avere consapevolezza della dimensione etica del lavoro dell’urbanista. E credo che la stella polare che può orientarci (riprendo le cose che aveva detto con molta forza il professor Patassini) è l’interesse comune. Attenti alle parole. Comune non è individuale, ma è l’interesse individuale ha nella soddisfazione dell’interesse comune la cornice necessaria. Comune non è pubblico, ma spesso è pubblico lo strumento necessario per soddisfare un interesse comune. Comune significa interesse di una comunità di cittadine e cittadini. Una comunità riconoscibile, dotata di identità, caratterizzata dal senso di appartenenza dei suoi membri. Ma una comunità aperta, che riconosce nello scambio con le altre comunità il motore del suo sviluppo: quello vero, lo sviluppo dell’essere e non dell’avere.

domenica 4 febbraio 2007

4 Febbraio 2007, 29a Giornata della Vita

Oggi ricorre la 29a Giornata della Vita, e il titolo del Messaggio che la CEI ha scelto quest'anno è stato "Amare e desiderare la Vita". Una giornata per ricordare a tutti noi, cattolici, laici, atei o di qualunquer altra confessione religiosa siamo, l'importanza del valore e del senso della vita, di ogni vita, perchè "l'inviolabilità della vita è l'unico, irrinunciabile principio da cui partire per garantire a tutti giustizia, uguaglianza e pace". In un tempo come il nostro in cui tutto sembra inconsistente, quasi senza senso o significato, in cui ciò che si dovrebbe dare per certo, scontato, naturalmente acquisito, diventa invece susettibile di interpretazione, è importante fermarsi un'attimo a riflettere su quanto l'esistenza di ogni persona sia oggi messa in discussione, svilita, offesa, dal bambino soldato o sfruttato in una fabbrica del Sud del mondo, a quello non ancora nato ma già vita, dal giovane senza sogni e speranze, all'anziano che vive la propria maturità come peso insostenibile e di cui vorrebbe presto disfarsi.
Dobbiamo invece ricordare tutti che la Vita Vale, e va amata in ogni sua forma e tempo.

"
Non si può non amare la vita: è il primo e il più prezioso bene per ogni essere umano. Dall'amore scaturisce la vita e la vita desidera e chiede amore. Per questo la vita umana può e deve essere donata, per amore, e nel dono trova la pienezza del suo significato, mai può essere disprezzata e tanto meno distrutta."
Vi lascio con un testo non propriamente di dottrina cattolica, ma che può aiutarci tutti a riflettere con serietà alla vita che ci aspetta, la nostra e quella degli altri
.

Cosa succede
che succede in giro
chi vede bianco chi vede nero…
Che cosa conta che cosa è vero?
Mi han detto che per tenere alti i consumi
è necessario far morire i fiumi
ho letto che le marche
dei diamanti han provocato
guerre devastanti
… che c'è chi vive nella povertà
fabbricando simboli di povertà
che un brevetto di una medicina
vale più della vita di una bambina
… il commercio è uno strumento di libertà
ma nel rispetto dei diritti e della dignità
della diversità e dell'ambiente
allora forza venite gente
che le speranze non si sono spente
… noi dobbiamo convincerli che la vita vale
una vita soltanto
più di una multinazionale
noi dobbiamo convincerli che
la strada buona è il rispetto totale
dei diritti di una persona
ho saputo che molte banche
coi risparmi delle persone
ci finanziano l'industria bellica
il narcotraffico e la distruzione
vi prego signori… voi che avete il denaro
voi che avete il potere
… che guidate il progresso
… che inquinate le anime le strade
le acque ed i prati
… certe volte non vi sentite male?
… Forza venite gente
noi dobbiamo convincerli che la vita vale.

La Vita Vale, Jovanotti - Il Quinto Mondo


giovedì 1 febbraio 2007

La metà di niente…

Il giorno dopo la geniale quanto brillante ed efficace bastonata inferta da una donna stanca ad un uomo potente e pieno di sé, i giornali sono pieni di commenti ironici, sferzanti e irriverenti e fanno di un caso da soap opera berlusconiana, il pretesto per analizzare il comportamento di un uomo riflettendolo su tutto il genere maschile, e quello rabbioso di una donna indignita elevato a modello di riscatto umano del genere femminile. Personalmente mi ha fatto riflettere l’idea di una donna, che dopo aver espresso la propria collerica indignazione per l’ennesima caduta di stile di un marito così presuntuoso e ignaro del senso del limite al punto di dimenticare il proprio ruolo sociale e politico, nonchè il rispetto che si deve alla propria moglie, si domanda se la sua identità vale quanto la metà di niente... Quanto può valere la metà di niente? E se il niente fosse la persona che ha accanto? Da un po’ di tempo mi interrogo su quanto i progetti e le cose abbiano la priorità sulle persone, su quanto il tempo e le energie che necessitano per realizzarli divengano il pretesto o l’alibi per giustificare disattenzioni, cadute di stile, poca considerazione e rispetto verso chi ci è più vicino e ci conosce meglio, e che in un modo o nell’altro subisce più o meno consapevolmente e volontariamente più il frutto delle nostre giornate storte e dei nostri malumori, che dei nostri entusiasmi. Mi domando se la tendenza a giustificare comportamenti che riteniamo abbiano leso il nostro amor proprio, la nostra dignità di persona, sia una prerogativa più femminile che maschile, e se l’intensità e la fermezza della rabbia che ad un certo punto prevarica il dolore dell’offesa, sia tale solo in chi è stato per troppo tempo remissivo e paziente, e quindi più vicina alla collera femminile che all’orgoglio maschile.
Non credo di essere quel tipo di donna remissiva, che silenziosamente per devozione e per quieto vivere lascia correre facilmente gesti, parole o situazioni che la indispettiscono e talvolta la feriscono profondamente, e forse non credo ne esistano poi ancora così tante…eppure spesso mi domando anch’io se debba considerarmi la
metà di niente…non perché ritengo sia niente chi ho accanto, ma piuttosto perché mi sento una metà inconsistente, che scalpita e urla per riscattare il tutto che le spetta di diritto!
La metà di tutto ciò che vive, pensa, sente chi ha scelto di avere al proprio fianco, la metà di tutto ciò che il proprio compagno desidera, sogna e spera per se stesso, la metà di tutto il tempo, la volontà il desiderio che il proprio uomo decide di spendere e trasmettere… la metà di tutto ciò che l’altra persona ha ed è disposto a dare, essere e vivere per chi ama.
…è forse pretendere troppo?

sabato 27 gennaio 2007

...PER NON DIMENTICARE...

Il 27 gennaio del 1945 cadevano i cancelli di Auschwitz.
Le avanguardie del 62° corpo delle armate russe del fronte ucraino entravano nel campo di sterminio di Auschwitz il 27 gennaio 1945, salvando alcune centinaia di uomini e donne che di "umano" non avevano più nulla e incaricandosi di seppellire tanti, troppi cadaveri. Per non dimenticare quanto l'uomo possa diventare bestia nel perpetrare crimini ignobili e impensabili verso i propri simili...Auschwitz è il simbolo della follia e della barbaria nazista che oggi come ieri deve interrogare le nostre coscienze e farci riflettere su cosa significa fare memoria di un fatto così mostruoso e incocepibile.
Perchè la giornata della memoria non diventi una giornata di commemorazione o una sorta di consuetudine, ma sia di monito per ciascuno di noi e imprima nelle nostre coscienze che questo evento è storicamente accaduto e documentato e ci ricordi che la perdita della memoria, di questa memoria, è il rischio più grande che tali barbarie possano ripetersi.
Contro ogni forma di revisionismo storico o negazionismo, imponiamo ai nostri cuori e alle nostre menti anche solo un minuto di silenzio, e da domani diamo seguito a questo giorno con i nostri gesti, le nostre opinioni, il nostro desiderio di informarci e rispondere per rispondere a chi un giorno potrebbe affermare che lo sterminio di milioni di ebrei, migliaia di zingari, omosessuali, liberi pensatori, prigionieri politici, non sia mai avvenuto.
Il mio minuto di silenzio lo affido alle parole di Primo Levi:

Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza piii forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.
Se Questo è un Uomo - Primo Levi





mercoledì 24 gennaio 2007

Nairobi Capitale

Navigando navigando ho trovato la foto della prima pagina di un noto "Giornale di parte" e navigando ancora ho trovato un'interessante lettera indirizzata al nostro presidente del Consiglio, frutto delle prime discussioni avviate nel 7° World Social Forum.
Perchè possa essere oggetto di riflessione anche per tutti noi.

"Caro Presidente,
Le scrivo da Nairobi, nel cuore dell’Africa, seduto accanto a due milioni e cinquecentomila persone che in questa città sono costrette a sopravvivere e a morire miseramente con in tasca meno di un dollaro al giorno. Li ho incontrati ieri a Kibera, la più grande baraccopoli dell’Africa, da dove è partita la Marcia per la pace che ha aperto i lavori del Forum Sociale Mondiale. Camminando insieme a loro, dal quartiere più povero a quello più ricco di Nairobi, ho avvertito un profondo disagio per le ingiustizie che continuano ad uccidere ogni minuto centinaia di bambini e bambine, donne e uomini innocenti. Questa mattina li ho incontrati nuovamente a Korogocho, la discarica di Nairobi, dove si è svolta la prima assemblea del Forum Sociale Mondiale: un’assemblea eucaristica carica di preoccupazioni, di gioia e di speranza.

Caro Presidente, vista da qui a Nairobi, la base militare che gli Stati Uniti intendono costruire a Vicenza appare come un insulto a tutte queste persone private della propria dignità e di ogni diritto, straziate dal morso della fame e delle peggiori malattie, violentate e abusate, ignorate e abbandonate dal mondo. Immersi in questa miseria la costruzione di una nuova base di guerra è un inaccettabile spreco di denaro pubblico. E le cose inaccettabili non possono essere accettate. Di chiunque sia quel denaro, sono soldi sottratti alla lotta alla povertà.

Cosa dobbiamo dire ai ragazzi e alle ragazzi che oggi, forse per la prima volta, sono usciti dalle loro baracche per marciare al nostro fianco chiedendo giustizia, diritti umani, pace? Cosa dobbiamo dire quando ci chiederanno perché l’Italia ha deciso di appoggiare la costruzione di questa nuova base americana? Perché signor Presidente? Quale nobile motivo ha spinto il suo Governo ad assumere una decisione così importante? Quanti aiuti umanitari decolleranno dalla nuova base di Vicenza? Quante vite umane riusciremo a salvare grazie a questa nuova infrastruttura strategica?

Si dice che gli impegni internazionali si debbono mantenere. Ma allora… perché l’Italia mantiene sempre gli impegni militari con il governo degli Stati Uniti e non rispetta gli impegni contro la povertà che il governo si è assunto con l’Onu e tutti gli altri governi del mondo, come gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio?

Come faremo a spiegare che anche quest’anno dovranno cavarsela da soli perché l’Italia ha stanziato per la cooperazione internazionale solo una piccola somma incapace persino di toglierci da quell’angusta posizione che ci identifica come il paese più avaro dell’occidente? Quest’anno non c’erano soldi per salvare la loro vita. Non ce n’erano neanche l’anno scorso. Com’è possibile allora che ogni anno il nostro bilancio militare raggiunga un nuovo record?

Tra qualche settimana forse qualcuno di loro forse sbarcherà a Lampedusa e diventerà immediatamente clandestino da rinchiudere in un Centro di Permanenza Temporanea in attesa di essere espulso. Altri moriranno lungo la strada. Caro Presidente, cosa possiamo dire a questa gente? Sono qui al nostro fianco. Hanno fame e sete ma non c’è né cibo né acqua. Ne hanno bisogno adesso. Domani per alcuni di loro sarà già troppo tardi. Vorrebbero vivere in pace ma, ad ogni istante, sono vittime di una violenza inconcepibile. Non c’è nessun esercito in grado di proteggerli. Sono qui al nostro fianco, signor Presidente. Cosa gli dobbiamo dire?

In queste situazioni anche il silenzio uccide.

Possiamo lavorarci insieme?"

Flavio Lotti

domenica 21 gennaio 2007

Traslochi ed elezioni

Ieri pomeriggio in Bottega si sono rinnovate le cariche del Consiglio direttivo dell'Associazione, i nuovi consiglieri eletti sono tra i nostri più operosi volontari: Anna, Enrica, Roberta, Marco e Biagio.
Da un paio di giorni è inoltre iniziato il trasloco, o meglio lo "scatolamento" dei prodotti alimentari e artigianali in attesa della sistemazione nella nuova sede della Fionda di Davide nei locali adiacenti a quello attuale.
Fino al 31 gennaio la Bottega resterà perciò chiusa per lavori, e l'inaugurazione è prevista agli inizi di Febbraio!
La nostra nuova Bottega sarà più spaziosa, colorata, gioiosa ma conserverà sempre l'accoglienza e il calore che animava il piccolo ambiente di Via Episcopio 5.
Nell’attesa dell’apertura, le nostre menti cercano nuove soluzioni e indagano sulle possibili prospettive future per il Commercio Equo e Solidale ad Avellino…chissà che un giorno possa diventare il riferimento per la popolazione di questa piccola città per impegnarsi a realizzare un mondo diverso e più giusto…

lunedì 15 gennaio 2007

Prima la gente poi i brevetti

La multinazionale farmaceutica Novartis ha fatto causa al Governo Indiano perchè permette la produzione di farmaci generici dai costi contenuti, tra questi molti medicinali usati per curare l'Aids. Se la Novartis dovesse vincere la causa, le industrie potranno brevettare i farmaci essenziali più facilmente e questo comporterà il blocco della produzione di generici che ha fino ad oggi garantito un sensibile abbassamento dei prezzi, milioni di persone in tutto il mondo, e in particolare nei Paesi in Via di Sviluppo, potrebbero perdere l'unica fonte di medicinali a prezzi accessibili. La Novartis non è nuova a questo genere di azioni: già nel 1999 insieme ad altre 38 multinazionali farmaceutiche, aveva citato in giudizio il governo del Sudafrica, allora guidato da Nelson Mandela, per costringerlo a ritirare il "Medicine Act", una legge che consentiva la produzione in loco di farmaci contro l'Aids a prezzi più contenuti rispetto a quelli praticati dalle multinazionali. Le proteste dell'opinione pubblica di tutto il mondo allora costrinsero le 39 Big Pharma a ritirarsi dal processo nel 2001.
Il diritto alla vita viene prima del diritto a fare profitti, per questo MSF ha lanciato una raccolta di firme a livello internazionale per fare pressione sulla Novartis affinchè rinunci all'azione giudiziaria intentata contro il Governo Indiano.

Firmare significa offrire la possibilità alle popolazioni del Sud del Mondo di far valere il proprio diritto alla salute, che vale più di ogni brevetto.

domenica 14 gennaio 2007

7° Forum Sociale Mondiale a Nairobi

Dal 20 al 25 gennaio a Nairobi in Kenia ospiterà il 7° Forum Sociale Mondiale: summit della società civile mondiale per promuovere la globalizzazione della giustizia, dei diritti umani, della solidarietà e della democrazia.
Negli stessi giorni in Italia si terrà la Settimana per l'Africa e gli africani voluta dalla federazione degli editori e da quella dei giornalisti, dai sindacati, da associazioni ambientaliste e pacifiste.
Il Social Forum di Nairobi sarà un’occasione importante per la società civile africana, essa avrà l’opportunità di far sentire la propria voce su un palcoscenico mondiale e tra i protagonisti ci saranno anche gli abitanti delle baraccopoli (slums).
Durante le tre giornate centrali sono previste conferenze, proiezioni e workshop.Si attendono centinaia di associazioni e gruppi provenienti da tutto il mondo, per discutere di economia sostenibile, democrazia reale, libero acceso alla conoscenza ed all'informazione, diritti umani e dignità. Molta discussione sarà sul ruolo della società civile. Una sezione speciale sarà dedicata all'Africa: un'intera giornata di iniziative, promosse dai membri della sezione africana del Social Forum.
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AcquaBeneComune

Ieri in tutta Italia è ufficialmente iniziata la raccolta firme per la proposta di legge d'iniziativa popolare sulla "tutela il governo e la gestione pubblica delle acque e disposizioni per la ripubblicizzazione del servizio idrico", nata per ribadire in maniera chiara e incisiva che l'acqua è un bene comune irrinunciabile per l'umanità tutta, una fonte di vita, un diritto umano inalienabile e pertanto non può essere proprietà di nessuno, ma deve essere condiviso equamente da tutti! Anche ad Av ieri e questa mattina si sono tenuti due banchetti per la raccolta firme, a testimonianza che questa volta la firma di ciascuno di noi non sarà soltanto una goccia nel mare, ma ha tutta la forza potenziale di diventare qualcosa di tangibile, concreto, una legge che sancisca dei principi a cui attenersi in materia di acqua. Oggi più che mai, in questo tempo in cui la terra è ammalata per causa nostra, è necessario fare la nostra parte, partecipare a questa grande raccolta firme! Tra presagi e previsioni catastrofiche sul triste futuro che ci aspetta a causa di una desertificazione che avanza, dell'inquinamento, del surriscaldamento del pianeta dei conseguenziali squilibri climatici e dello scioglimento dei ghiacciai, dobbiamo far germogliare la speranza che è ancora possibile realizzare un futuro migliore per noi, perchè questo pianeta ci sopravviva, per preservare e lasciare in eredità ai nostri figli una vita migliore di quella che stiamo vivendo con la possibilità di godere delle stesse risorse naturali che oggi noi stiamo sperperando! Per questo questa raccolta di firme è così importante, per ricordare a tutti che l'acqua è un diritto e non una merce, per evitare che ancora una volta le categorie più disagiate e sfavorevoli possano subire la prepotenza del potere usurpatore delle classi più ricche e che i paesi più poveri diventino i primi a soffrire la sete per le responsabilità dell'occidente opulento e sprecone; per far capire a chi governa che il giudizio, la forza, l'impegno, la tenacia dell'opinione pubblica ha lo stesso valore dei voti di un parlamento, e che la salvaguardia del pianeta, l'attuazione di un modello diverso di gestione e di tutela delle risorse naturali e del territorio, lo sviluppo di nuove forme sostenibili ed eque di distribuzione delle ricchezze, sono obbiettivi da perseguire validi più di ogni discussione politica. Per info e materiali utili vai al sito www.acquabenecomune.org

giovedì 11 gennaio 2007

Gomorra e i fantasmi di Napoli

Ritornare a Napoli non più da studentessa universitaria e dopo essere stata immersa per un'ora in pullmann nella lettura avvincente, rabbiosa, drammaticamente vera del documento-romanzo Gomorra di Roberto Saviano, è una sensazione strana. Dopo cinque anni di andirivieni pendolare tra Avellino e Napoli solo oggi mi rendo conto di quale città ogni mattina ho attraversato, quasi come se avessi camminato da miope senza le lenti adeguate per vedere con chiarezza la realtà delle cose, dei fatti, delle situazioni, dei gesti, delle parole. D'un tratto tutto sembra così limpido, cristallino, libero da ogni velo, che viene da chiedersi come è stato possibile non vedere e non capire fino ad oggi.
Scesa dal pullmann ho percorso il tragitto verso la mia facoltà così usale e conosciuto come se lo percoressi per la prima volta, con lentezza, quella necessaria agli occhi per abiutarsi alla luce dopo essere stati per tanto tempo al buio. Ho guardato le persone, i gesti quotidiani e furtivi, sono entrata nei negozi e mi sono domandata a chi appartenessero, chi avesse cucito gli abiti made in Italy...ho fissato per interminabili secondi le vetrine lacerate da graffi e fori rattoppati al meglio con un po' di silicone. Ho guardato oltre gli sguardi degli scugnizzi in libera uscita da scuola che camminavano con passo veloce e sguardi rapaci, ho fotografato volti di ragazzine patinate e impeccabili nel trucco e nel vestire passeggiare su tacchi vertiginosamente alti per San Biagio dei Librai, ho ascoltato il ronzio dei motorini mischiarsi al ruggito dei motori di auto tirate a lucido degne della scorta di un politico e di smart coloratissime con al volante "gente comune"...e a pochi isolati più giù c'erano carabinieri a cavallo, falchi su moto così ricolnoscibili, agenti di polizia vestiti con la divisa d'ordinanza per accogliere il Presidente Prodi, giunto in città per l'ennesimo Summit su sicurezza e legalità...
Sono solo a metà del libro di Saviano, e ogni volta che ne leggo un capitolo ho bisogno di tempo per metabolizzare ciò che racconta, documenta, denuncia, quasi come se la mente faticasse a capire che è tutto reale, tutto vero quello che viene descritto, e che è una storia che appartiene ai nostri giorni...così vicino a noi...che ci appartiene.
Ma sono solo a metà del libro, forse il peggio deve ancora arrivare....

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