Credo nel potere che ha l'immaginazione di cambiare il mondo,
di liberare la verità dentro di noi,
di cacciare la notte,
di trascendere la morte,
di incantare le autostrade,

di propiziarci gli uccelli,
di assicurarsi la fiducia dei folli.


(James G. Ballard)


domenica 31 dicembre 2006

La speranza dell'anno che verrà

Il ricordo di un dicembre lieto, o quanto meno sereno è ormai sepolto dalla polvere della memoria, tanto il tempo che è passato...e non perchè sia vecchia (a breve timbrerò il tagliando del primo quarto di secolo) ma perchè è troppo tempo che manca dal calendario un dicembre senza scossoni, senza cattive notizie, senza preoccupazioni, ansie o lutti...insomma vorrei proprio che questo 2006 fosse l'ultimo anno a terminare in modo così triste e quasi privo di senso.
Stanotte non mi preoccuperò di che investito indossare, del luogo in cui stapperò la bottiglia di spumante o della cena che consumerò, la mia attenzione sarà dedicata tutta allo scorrere del tempo, alle lancette che virtualmente scandiranno lo scorrere di 12 mesi ricchi di emozioni forti, in cui spesso la bellezza di un evento è stata annebbiata dal susseguirsi di cattive notizie.
Lascio alle spalle un anno faticoso, fisicamente e moralmente, di studio matto e disperato conclusosi però con una tesi e una prof che mi hanno entusiasmato.
Un anno di incomprensioni e litigi familiari che neanche il 31 dicembre hanno lasciato spazio ad una tregua, ma ansi hanno ulteriormente riempito di amarezza gli animi.
Un anno di amicizie maturate all'ombra di un comune sentire e di una reale condivisione di intenti e di emozioni, che oggi vede nelle persone di Manù, Rob, Enrica, Francesca, Maris e Gianluca, la compagnia più adatta al mio personale viaggio di pellegrina del mondo.
E' stato un anno ricco di imprevisti, ma anche di progetti importanti, come quello di una promessa di vita di coppia in comune, poco condivisa da chi sostiene di volermi bene, ma sostenuta da chi mi è accanto nella quotidianità delle piccole scelte, e rafforzata dall'amore vero, intenso, sincero e paziente di Marco, l'altra metà del mio cielo.
Un anno di cadute e di avvenimenti che impongono riflessioni serie sull'importanza e sull'attenzione alle persone prima che alle cose, nonchè del valore di un servizio che a volte preggiudica l'esistenza stessa di chi vi si era dedicato...
Cercare di fare un bilancio di quanto accaduto quest'anno, e soprattutto nell'ultimo mese, è quanto mai complesso e forse anche azzardato...tutto sommato mi manca anche il desiderio e la forza per la pesantezza che oggi mi affanna.
Vorrei solo che queste ultime ore di demilasei corressero veloci e lasciassero spazio ad un'aurora più luminosa e piena di SPERANZA, alla possibilità dell'inizio di un cambiamento più radicale e autentico di sè stessi e di ciò che ci circonda.
Chissà se il nuovo anno, fermo alla stazione del 2007 mi sta ascoltando...

venerdì 29 dicembre 2006

L'isola che non c'è...più!

Qualche giorno fà nello sfogliare la mia casella di posta elettronica mi sono imbattuta in un'e-mail che sembrava narrare di una storia surreale, di quella che si raccopntano ai bambini prima di andare a dormire. La mail mi ragguagliava circa la scomparsa di un'isola abitata, sommersa dal mare, alla vigilia di un Natale come tanti. L'isola si chiamava Lohachara, ed era situata nel Golfo del Bengala, precisamente nella zona di Sundarbans in India dove Gange e Brahmaputra sfociano nella Baia del Bengala.
Una favola un po' catastrofica certo, ma pur sempre una favola, mi sono detta...al massimo una bufala giornalistica, di quelle buone per alimentare la fantasia di un regista e farci su un bel film pieni di effetti speciali e profezie apocalittiche sul fuuro che ci attenderà sarà, un po' alla
Cassandra Crossing. D'immprovviso mi sono invece resa conto che la notizia era VERA, riportata solo dal Tg 3 delle 14.20 di ieri, forse come titolo di coda da qualche quotidiano, e magari in qualche altra parte dell'infinito web, quasi fosse una notiziola da due soldi, una strenna natalizia di buon augurio per l'anno che verrà. MA E' UNA CATASTROFE, o quantomeno il SEGNO DI UNA CATASTROFE ANNUNCIATA...e a stento qualcuno di noi se ne rende conto. Non è la prima isola ad inabbissarsi per effetto del continuo innalzamento del mare causato dal surriscaldamento del nostro pianeta, ma è la prima ABITATA, e gli abitanti hanno dovuto abbandonare tutto per aver salva la vita, visto che la mutazione instantanea in pesci non si è verificata. La scomparsa di Lohachara segna il momento in cui una delle più apocalittiche previsioni degli ambientalisti e degli scienziati del clima inizia ad avverarsi. Il mare continuerà ad alzarsi, ingoierà intere nazioni composte da isole, dalle Maldive alle Marshall, inonderà ampie aree di altri paesi, dal Bangladesh all’Egitto, e sommergerà grandi porzioni di città costiere. A farne le spese saranno, come sempre, i paesi meno responsabili di questa tragedia annunciata, mentre noi del Nord del Mondo, i veri responsabili, con i nostri gas serra, i nostri consumi sfrenati, i nostri inquinamenti, aspetteremo che la catastrofe ecologica arrivi a sfiorare il nostro Occidente prima di sentirci in dovere di fare qualcosa, fosse anche solo INTERESSARSI!
Perchè la scomparsa di Lohachara non passi così inosservata, fatevi un giro su www.eddyburg.it/article/articleview/8016/0/129/ e se ritenete che due minuti del vostro tempo possano essere spesi per far conoscere questa assurdità del nostro tempo, fate girare questo post.

"La biforcazione di fronte alla quale ci troviamo ci pone non il dilemma tra crescere e non crescere, ma quello tra due tipi di "sviluppo". Lo sviluppo della potenza - è questo che chiamiamo crescita - e lo sviluppo della coscienza. E' questo che vorremmo chiamare, più propriamente sviluppo"
Giorgio Ruffolo, in Lo sviluppo dei limiti, Laterza 1994

martedì 26 dicembre 2006

Non è compito mio

Questa è la storia di 4 persone chiamate
OGNUNO, QUALCUNO, CIASCUNO E NESSUNO.
C’era un lavoro importante da fare e OGNUNO era sicuro che QUALCUNO l’avrebbe fatto.
CIASCUNO avrebbe potuto farlo ma NESSUNO lo fece.
QUALCUNO si arrabbiò perché era un lavoro di OGNUNO.
OGNUNO pensò che CIASCUNO poteva farlo, ma NESSUNO capì che
OGNUNO non l’avrebbe fatto.
Finì che OGNUNO incolpò QUALCUNO perché NESSUNO fece ciò che
CIASCUNO avrebbe potuto fare.

Antico proverbio cinese

Sono così MENTALMENTE STANCA

E' una scena che ho già visto migliaia di volte.
Gente che urla, sbraita, litiga, insulta, esprime furiosa le proprie opinioni pretendendo che tutti le accettino come dogmi...il dialogo, il confronto, la critica costruttiva, la correzione fraterna, restano fumo, parole che volano in aria con la leggerezza dell'elio, inconsitenti, inutili...sono così stanca, mentalemente stanca.
Stanca degli adulti che si assumono responsabilità solo sulla carta, dei ragazzini che si credono salvatori del mondo, e forse in realtà son stanca di tutti quelli che si ritengono salvatori del mondo, eroi per vocazione.
Sono stanca di chi non sa accettare le critiche e di chi non sa come e dove farle, sono stanca di chi pone davanti alla realizazione di un sogno sè stesso, il proprio onore e orgoglio.
Sono stanca dei consigli utili, delle opinioni saccenti e quasi mai richieste, di chi non si è sporcato le mani in ciò di cui si sente in diritto di sindacare.
Sono mentalmente stanca di innamorarmi, appassionarmi di un'utopia e poi dovermene disinteressare per amore di qualcun altro.
Sono stanca di gridare al vento, di scontrarmi contro muri di gomma, dell'acidità, della cattiveria con cui si esprimono le opinioni, dell'astio, delle discussioni senza senso, degli scontri fine a se stessi, delle polemiche sterili, dei discorsi vuoti e inconcludenti.
Sono stanca del tempo perso e dell'importanza che si dà al superfluo, al peso di una parola piuttosto che al peso di un'azione.
Sono stanca delle scelte non fatte, dei problemi rimandati, dei sentimenti sterili, dei sogni di mezzanotte che vedono solo tramonti e mai aurore.
Sono stanca di chi compie scelte sulle spalle degli altri e di chi non ne compie nessuna per inerzia o per paura di sbagliare.
Sono stanca delle persone finte impegnate, di quelle che sono amici di tutti e in fondo di nessuno.
Sono stanca degli indifferenti, dei sognatori su commissione.
Sono stanca di dover dare più merito e importanza a persone verso cui non nutro affetto e stima che a quelle che veramente amo, solo per questioni di etichetta o di correttezza.
Sono stanca dei progetti senza l'anima di un'utopia, e di utopie senza progetti.
Sono stanca di dover combattere anche contro quelli con cui sarebbe più logico allearmi per unità di intenti, di prospettive, di obiettivi.
Sono stanca di combattere e di cercare alleati, perchè qualunque tipo di guerra è sbagliata, soprattutto se combattuta da chi afferma di credere nella pace come mezzo di risoluzione di ogni conflitto.

lunedì 25 dicembre 2006

Auguri scomodi

"Carissimi, non obbedirei al mio dovere di vescovo, se vi dicessi "Buon Natale" senza darvi disturbo. Io, invece, vi voglio infastidire. Non sopporto infatti l'idea di dover rivolgere auguri innocui, formali, imposti dalla routine di calendario. Mi lusinga addirittura l'ipotesi che qualcuno li respinga al mittente come indesiderati. Tanti auguri scomodi, allora , miei cari fratelli! Gesù che nasce per amore vi dia la nausea di una vita egoista, assurda, senza spinte verticali e vi conceda di inventarvi una vita carica di donazione, di preghiera, di silenzio, di coraggio. Il Bambino che dorme sulla paglia vi tolga il sonno e faccia sentire il guanciale del vostro letto duro come un macigno, finché non avrete dato ospitalità a uno sfrattato, a un marocchino, a un povero di passaggio. Dio che diventa uomo vi faccia sentire dei vermi ogni volta che la vostra carriera diventa idolo della vostra vita, il sorpasso, il progetto dei vostri giorni, la schiena del prossimo, strumento delle vostre scalate. Maria, che trova solo nello sterco degli animali la culla dove deporre con tenerezza il frutto del suo grembo, vi costringa con i suoi occhi feriti a sospendere lo struggimento di tutte le nenie natalizie, finché la vostra coscienza ipocrita accetterà che il bidone della spazzatura, l'inceneritore di una clinica diventino tomba senza croce di una vita soppressa. Giuseppe, che nell'affronto di mille porte chiuse è il simbolo di tutte le delusioni paterne, disturbi le sbornie dei vostri cenoni, rimproveri i tepori delle vostre tombolate, provochi corti circuiti allo spreco delle vostre luminarie, fino a quando non vi lascerete mettere in crisi dalla sofferenza di tanti genitori che versano lacrime segrete per i loro figli senza fortuna, senza salute, senza lavoro. Gli angeli che annunciano la pace portino ancora guerra alla vostra sonnolenta tranquillità incapace di vedere che poco più lontano di una spanna, con l'aggravante del vostro complice silenzio, si consumano ingiustizie, si sfratta la gente, si fabbricano armi, si militarizza la terra degli umili, si condannano popoli allo sterminio della fame. I Poveri che accorrono alla grotta, mentre i potenti tramano nell'oscurità e la città dorme nell'indifferenza, vi facciano capire che, se anche voi volete vedere "una gran luce" dovete partire dagli ultimi. Che le elemosine di chi gioca sulla pelle della gente sono tranquillanti inutili. I pastori che vegliano nella notte, "facendo la guardia al gregge", e scrutano l'aurora, vi diano il senso della storia, l'ebbrezza delle attese, il gaudio dell'abbandono in Dio. E vi ispirino il desiderio profondo di vivere poveri che è poi l'unico modo per morire ricchi. Buon Natale! Sul nostro vecchio mondo che muore, nasca la speranza."
Don Tonino Bello

Buon Natale...

Ho pensato a lungo a questo Natale, che per me è di transizione, e dunque è perciò diverso dai tanti altri. Ho pensato a lungo su quale fosse il miglior modo per augurare ai miei amici, ai miei compagni di strada, alla mia famiglia un Buon Natale...che sia di stupore, che sia l'alba di un giorno diverso e necessariamente migliore, che sia l'inizio di una nuova vita di speranza, che sia di gioia e di entusiasmo, che sia un Natale semplicemente diverso...che si ricordi del mistero di un Dio che si è fatto carne, e che ogni giorno, uomo e donna, sorella e fratello, è vita in mezzo a noi...
...di un Dio che ci ha preso per mano
e ci ha invitato a cantare quando un bimbo è felice, a fare festa quando un disperato torna a sperare, a meravigliarci dei volti, a ricominciare dopo la tempesta, a fare pace dopo la violenza, a offrire oltre le richieste.

Buon Natale!


"
La realizzazione della propria umanità: questo è il solo scopo della vita che siamo chiamati ad essere, questa umanità di Dio, che è, appunto, il sogno di Dio. Ecco. Magari fosse possibile dire: sono arrivato! Ma non sono arrivato mai. E il progresso, il benessere, l'"essere bene" sta in questa umanità realizzata giorno per giorno. E anzi se un giorno va male non scoraggiarti perché la faremo andare bene oggi. Questa è la ragione della vita, tanto più la ragione del credere e del pregare". (D M Turoldo)

giovedì 21 dicembre 2006

...la speranza sommersa nella confusione...

Sono giorni confusi, pieni di rumori di clacson di automobili impazzite, di parole urlate, di pioggia che sottile si insinua tra le pieghe dell'anima...sono giorni pieni di frenesia, di impazienza e di corse contro il tempo, per l'ultimo regalo, per il vestito più in per la notte di Natale, per la spesa da fare...file infinite ai supermarket, code luminose lungo le strade affollate, negozi piccoli e grandi ricolmi di persone che si augurano di ricevere un regalo bello, costoso e originale almeno la metà di quello che loro compreranno...In questo formicolio isterico mi ci ritrovo ogni anno anch'io, quasi mossa per inerzia, malinconimente alla ricerca di qualcosa che vada al di là delle luci, degli alberi addobbati, dei pranzi opulenti, dei pacchetti luccicanti. Sono parte di questo brusio di fondo che ovatta l'udito, confonde l'anima alla ricerca di un perchè razionalmente o almeno emotivamente valido."E' lo spirito del Natale" così ambiguo tra l'incosistenza che lo spirito dovrebbe avere e la materialità delle sue manifestazioni.
Anch'io mi sono persa nella confusione dei negozi, anch'io sono rimasta incantata dalle luminose proiezioni di ologrammmi di felicità, anch'io sto provvedendo affinchè la slitta di Babbo Natale sia ben oliata per la partenza e le renne siano ben nutrite...ma la mia coscienza si sente stretta, a tratti boccheggia, come se l'aria pulita si stesse rarefacendo, si agita, scalpita e urla ed io a stento l'ascolto nei pochi attimi in cui mi fermo a pensare su quello che un tempo significava avvicinarsi al Natale, il senso di un'attesa. L'attesa di una vita che anche oggi viene spesso negata, nell'aurora di un'embrione come nel tramonto di una malattia, l'attesa di un annuncio di speranza che ancora oggi si confonde tra i mille messaggi pubblicitari, l'attesa di un giorno migliore per i più miserabili della terra, l'attesa di un cambiamento vero e profondo di noi stessi, di me stessa.
Quest'anno vorrei che le campane di mezzanotte del 24 dicembre suonassero con la stessa forza ed energia con cui decideremo di accogliere l'annuncio straordinario e carico di responsabilità che esse scandiscono...probabilmente non le sentiremmo che come eco lontano...

lunedì 18 dicembre 2006

L'insopprimibile pesantezza dell'esasperazione...

Talvolta mi illudo che i cambiamenti personali possano avvenire in tempi rapidi, se c'è la convinzione che quel cambiamento possa davvero migliorare noi stessi, e di riflesso anche un'eventuale rapporto di coppia. Ma l'illusione non si trasforma in convinzione quando si scontra con i lati di un carattere spigoloso e testardo come un mulo, come purtoppo spesso sa esserlo il mio (ieri urtando contro la portiera di un'auto con la testa ho quasi rischiato di ammaccare la carrozzeria)! Parafrasando la battuta di un comico "c'è voglia di cambiamento nell'aria, speriamo che non si sciolga"...se la mia voglia di cambiamento fosse paragonabile ai ghiacciai, saremmo già stati sommersi da tempo! Se usassi la metà delle energie che spendo per esasperare gli animi e aizzare polemiche, per investirle in progetti e azioni concrete e propositive, affronterei la vita con una sana rabbia, invece che con una che non porta frutto e avvelena i rapporti, l'umore, il modo di affrontare la vita e le persone, specie quelle a me più vicine...
Incanalare gli sfoghi, criticare meno e ascoltare di più, spiegare le proprie ragioni senza urlarle ogni volta, vedere nell'altro che la pensa in maniera diametralmente opposta alla tua, ma non per questo si attribuisce il dono dell'infallibilità, non un nemico da combattere, ma un compagno di strada che può arricchirti con una visione altra delle cose...specie quando il compagno di strada è quello che si è scelti per la vita e con cui si condivino i valori di riferimento del proprio agire e del proprio pensiero!

Sono indicazioni che provo a fare mie da tempo, ma sembra che riesca ben poco ad adottarle nel mio stile di vita, se penso all'incosistenza dei risultati.
L'esasperazione e la polemica fine a se stessa non mi aiutano a vedere la vita in modo costruttivo, nè tanto meno rendono facile e piacevole il compito a chi ha scelto di avermi come amica, sorella, fidanzata, compagna di strada.
A tutti voi so che non bastano, e forse non sono neanche utili, le scuse...dovrei sforzarmi di fare di più e dire di meno e forse di avere qualche vaffanculo in più per poterlo capire!

mercoledì 13 dicembre 2006

...quando il volontariato si scontra con l'ottusità dei caporali...

Sono cresciuta nella mensa, come donna e come cristiana. L’aria di casa, i volontari con cui ho condiviso le fatiche di assestamento e di organizzazione per i locali da sistemare prima e per l’accoglienza e il servizio agli ospiti poi, le cuoche, che sono state per me tutte un po’ mamme o zie, i mensaday sotto la neve a primavera e sotto il sole d’autunno mi hanno arricchito la vita, hanno fortificato il mio cuore, hanno aperto la mia mente. E poi gli ospiti…tutti…Julian, Mafalda, Sebastian, Francesca, Maria, Alfredo, Michele…mi hanno spalancato gli occhi sulle difficoltà della vita, e su quanto poco basti per essere felice. Negli anni in cui ho svolto il mio servizio volontario alla mensa sono stati gli sguardi, i gesti e i racconti dei poveri a radicare in me la convinzione che un altro mondo non è possibile, ma necessario, perché la dignità di qualunque uomo o donna, non può e non deve essere svilita mai, indipendentemente dalla condizione sociale in cui ci si trova a vivere.
Ciò che ho imparato lo devo anche alla testimonianza silenziosa e costante di chi nel bene e nel male ha cercato di gestire al meglio delle proprie possibilità e competenze tutti i servizi che la mensa ha offerto e chissà per quanto ancora potrà offrire. Mi riferisco a Marco, e mi riferisco a chi lo ha accompagnato nelle notti insonni, nelle festività natalizie e pasquali, negli imprevisti, negli sfoghi e nelle preoccupazioni…Ileana, Pasquale, Antonello…che prima di essere dipendenti sono stati volontari come e più degli altri…

Da poco più di un anno sono cambiate molte cose, in peggio o in meglio questo non sta a me giudicarlo, saranno gli ospiti a stabilirlo più di chiunque altro.
Marco non ha più la responsabilità della struttura, mentre Antonello Ileana e Pasquale sembra andranno via a breve…se è vero che non sta a me giudicare se le cose miglioreranno o meno, di certo sono convinta che persone instancabili, motivate, accoglienti e disponibli come loro non potranno essere sostituiti così facilmente come i caporali ritengono…

Il mio pensiero della buonanotte và a loro, perché non è agli occhi di questa chiesa locale che dovranno dar conto della giustezza delle loro azioni, ma solo al Dio Afflitto, Affamato, Assetato, Carcerato che hanno accolto e servito donando il meglio di se stessi.
Vi voglio bene.

Un gesto semplice e giusto per contribuire al cambiamento del mondo

Stamattina mi sono sentita utile facendo qualcosa di banale. Sono entrata in libreria, alla ricerca di un improbabile testo, di quelli che si trovano difficilmente o perchè esauriscono in fretta o perchè è così raro che qualcuno ne chieda l'esistenza...nel mio caso era la seconda ragione!
Ero in procinto di andar via quando il mio occhio ha notato un'agenda, non particolarmente appariscente, ma di grande, grandissimo interesse..era INTERAMENTE RECICLATA! Fatta con carta reciclata al 100% e PVC rigenerato al 99%. L'ho acquistata, e mi è sembrato così strano trovare qualcosa che salvaguardasse l'ambiente al di fuori di contesti "più adatti" tipo una bottega del Commercio Equo Solidale, o un negozio biologico.
Ai più sembrerà una sciocchezza, e il mio stupore del tutto fuoriluogo, eppure qui nel sud di questo stivale cose del genere deve andartele a cercare tu, è piuttosto raro che siano loro a trovare te!
Se vi capita di leggere questo post, dopo fatevi un giro su www.reteambiente.it, oppure su www.edizioniambiente.it...sono piccoli segni che qualcosa in questo mondo, in quest'Italia sta lentamente cambiando!

martedì 12 dicembre 2006

L'amore al tempo degli uomini

Ho da poco concluso una discussione con un amico, un confronto sulla differenza tra gli uomini e le donne sull'amore e sul tempo e i modi di amare, sulla chiarezza e sulla trasparenza delle relazioni tra due persone interessate l'una all'altra. L'amore di chi parte tra due posizioni chiare e specchio l'uno dell'altra, con il desiderio di trarre dalla relazione le stesse medesime emozioni, circoscritte nell'ambito di limiti che sono gli stessi per entrambi. Senza che nessuno dei due pretenda o chieda di più, senza che nessuno dei due voglia donare di più... Quasi mai è così.
Quasi mai si parte dalle stesse posizioni, perchè non stiamo dimostrando un teorema, non stiamo facendo un'equazione, non stiamo risolvendo un problema...non abbiamo a che fare con la sola logica, ma con qualcosa che è
altro da noi, eppure è dentro di noi. E' qualcosa che non puoi gestire con la fermezza e con la logica, non puoi fissare sempre i limiti prima che l'emozione, la passione o lo stupore ti travolga... L'amore, non è ugale sempre e per tutti, per gli uomini o per le donne. E anche in una coppia collaudata c'è sempre chi in un momento dona di più dell'altro, si appassiona di più, costruisce di più...e poi arriverà il momento in cui accadrà il contrario, in quel bel gioco delle parti, dove l'importante è conoscere qual'è il filo rosso che lega le parti, e non tirarlo mai troppo, per non logorare la passione.
Partire dal presupposto che tanto l'altro "
sa ciò che posso donargli, in quale tempo e in quale modo" non sempre è sufficiente per sentirsi a posto con se stessi e non considerare quanto e come l'altra persona può e voglia amare e sentirsi amata.
"
Amare non è guardarsi l'un l'altro, è guardare insieme nella stessa direzione" Antoine de Saint-Exupèrj ...forse l'importante è chiedersi sempre in che direzione si sta e si vuole andare, e interrogarsi se le direzioni di entrambe le persone coincidono...crearne una insieme, poi, sarebbe magnifico...

lunedì 11 dicembre 2006

Dieci consigli per un consumo sostenibile

Dal libro Costruire economie solidali, di Andrea Saroldi - che traccia un percorso per partecipare a un grande impegno del nostro tempo: ricostruire un’economia dal volto umano e rispettosa della natura - vi propongo questo Decalogo del Consumatore Sostenibile:

1) Compra leggero
Spesso conviene scegliere i prodotti con meno imballaggi, tenendo conto del loro peso diretto, ma anche di quello indiretto, cioè lo “zaino ecologico”
2) Compra durevole
Buona parte dei cosiddetti beni durevoli si cambia troppo spesso, anche qui si riduce il loro zaino ecologico; vale per le automobili, per i mobili e i vestiti.
3) Compra semplice
Gli oggetti più sofisticati sono più sofisticati, meno riparabili, evita pile ed elettricità quando non sono indispensabili. Sobrietà e semplicità sono qualità di bellezza.
4) Compra vicino
Spesso l’ingrediente più nocivo di un prodotto sono i chilometri che contiene. Comprare prodotti della propria regione riduce i danni dovuti ai trasporti e rafforza l’economia locale.
5) Compra sano
Compra alimenti freschi, di stagione, nostrani, senza conservanti e coloranti. Non sempre è facile trovarli e spesso costano di più, ma è difficile dare un prezzo alla salute e all’ambiente.
6) Compra più giusto
Molte merci vengono prodotte in condizioni sociali, sindacali, sanitarie e ambientali inaccettabili. Non scegliere questi prodotti è un atto concreto contro lo sfruttamento.
7) Compra prudente
In certi casi conviene evitare prodotti o materiali sintetici fabbricati da grandi complessi industriali: spesso anche la legislazione nasconde i danni alla salute e all’ambiente.
8) Compra sincero
Evita i prodotti troppo reclamizzati. La pubblicità la paghi anche tu, e potrebbe contribuire a consumi più responsabili, invece spesso spinge nella direzione opposta.
9) Compra mano d’opera
Preferisci i prodotti a elevata intensità di mano d’opera, cercando di verificare che sia pagata correttamente. E’ anche un modo per aumentare l’occupazione.
10) Investi in futuro
Investi in beni che nel tempo possano ridurre il tuo impatto ambientale, ad esempio l’efficienza energetica, che riduce i consumi e i danni delle energie fossili come carbone e petrolio

lunedì 4 dicembre 2006

Un Weekend Equo Solidale

1-2-3 dicembre 2006

Bottega del Commercio Equo e Solidale di Avelllino


Un weekend ricco di emozioni, di proposte alternative a
quelle che normalmente i mezzi di comunicazione canonici e la politica delle multinazionali ci impone.

Alternative concrete per un azione individuale di radicale cambiamento del nostro stile di vita, per poter poi cambiare realmente questo mondo.
Un cambiamento che inizia dall'attuazione di piccoli gesti indicati nel libro I Care, frutto dell’impegno di tutti noi bottegai, presentato in questi tre giorni...perchè se vogliamo cambiare il mondo dobbiamo cambiare innanzitutto noi stessi!

Siate il cambiamento che volete vedere nel mondo
Mahatma Gandhi




sabato 2 dicembre 2006

Ricchezza e povertà

Un uomo è ricco in proporzione alle cose di cui riesce a fare a meno
Henry David Thoreau


Di cosa riusciamo davvero a fare a meno nella nostra vita? Al di là dei beni di prima necessità, che per intenderci ci aiutano a sopravvivere, di cosa non riusciremmo mai a fare a meno nella nostra vita? Si potrebbe dire, cosa rende la nostra esistenza una vita, e cosa la limita ad una sopravvivenza? Cosa è indispensabile nella nostra vita e cosa non lo è? Innamorarsi, provare emozioni, relazionarsi, informarsi, leggere, confrontarsi...sono aspetti della mia vita a cui non rinuncerei mai, e sono aspetti che hanno bisogno di coe materiali e persone fisiche, per potersi compiutamente realizzare...a queste cose non rinuncerei mai... I sogni, i miei sogni, pochi e ben confusi, sono un'altra cosa che non riuscirei ad abbandonare... Le abitudini, alcune in particolare, sono ciò che invece dovrei abbandonare per sentirmi un po' ricca. I programmi tv stupidi, le serie tv che dipingono realtà immaginarie, gli abiti un po' particolari (come se pretendesi fossero specchio della mia individualità), il trucco, i cibi sofisticati, gli ogetti elettronici, il cellulare...sono davvero poi così indispensabili? Poi c'è la povertà, quella vera...quella diffusa eppure così poco raccontata del Sud del Mondo, che viene fuori di tanto in tanto nei tg...quella nascosta nelle società bulimiche come la nostra...è un po' difficile affermare che invece sono loro i più ricchi, suona un po' consolatorio, e ci mette in pace la coscienza dare una risposta così a chi ci chiede di più, di fare qualcosa per migliorare questo mondo, di RINUNCIARE a qualcosa.
Oggi mi sento davvero molto povera, nascosta come sono nelle mie cose, a quante rinuncerei davvero?....

Sei il viaggiatore ...

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