Credo nel potere che ha l'immaginazione di cambiare il mondo,
di liberare la verità dentro di noi,
di cacciare la notte,
di trascendere la morte,
di incantare le autostrade,

di propiziarci gli uccelli,
di assicurarsi la fiducia dei folli.


(James G. Ballard)


giovedì 1 febbraio 2007

La metà di niente…

Il giorno dopo la geniale quanto brillante ed efficace bastonata inferta da una donna stanca ad un uomo potente e pieno di sé, i giornali sono pieni di commenti ironici, sferzanti e irriverenti e fanno di un caso da soap opera berlusconiana, il pretesto per analizzare il comportamento di un uomo riflettendolo su tutto il genere maschile, e quello rabbioso di una donna indignita elevato a modello di riscatto umano del genere femminile. Personalmente mi ha fatto riflettere l’idea di una donna, che dopo aver espresso la propria collerica indignazione per l’ennesima caduta di stile di un marito così presuntuoso e ignaro del senso del limite al punto di dimenticare il proprio ruolo sociale e politico, nonchè il rispetto che si deve alla propria moglie, si domanda se la sua identità vale quanto la metà di niente... Quanto può valere la metà di niente? E se il niente fosse la persona che ha accanto? Da un po’ di tempo mi interrogo su quanto i progetti e le cose abbiano la priorità sulle persone, su quanto il tempo e le energie che necessitano per realizzarli divengano il pretesto o l’alibi per giustificare disattenzioni, cadute di stile, poca considerazione e rispetto verso chi ci è più vicino e ci conosce meglio, e che in un modo o nell’altro subisce più o meno consapevolmente e volontariamente più il frutto delle nostre giornate storte e dei nostri malumori, che dei nostri entusiasmi. Mi domando se la tendenza a giustificare comportamenti che riteniamo abbiano leso il nostro amor proprio, la nostra dignità di persona, sia una prerogativa più femminile che maschile, e se l’intensità e la fermezza della rabbia che ad un certo punto prevarica il dolore dell’offesa, sia tale solo in chi è stato per troppo tempo remissivo e paziente, e quindi più vicina alla collera femminile che all’orgoglio maschile.
Non credo di essere quel tipo di donna remissiva, che silenziosamente per devozione e per quieto vivere lascia correre facilmente gesti, parole o situazioni che la indispettiscono e talvolta la feriscono profondamente, e forse non credo ne esistano poi ancora così tante…eppure spesso mi domando anch’io se debba considerarmi la
metà di niente…non perché ritengo sia niente chi ho accanto, ma piuttosto perché mi sento una metà inconsistente, che scalpita e urla per riscattare il tutto che le spetta di diritto!
La metà di tutto ciò che vive, pensa, sente chi ha scelto di avere al proprio fianco, la metà di tutto ciò che il proprio compagno desidera, sogna e spera per se stesso, la metà di tutto il tempo, la volontà il desiderio che il proprio uomo decide di spendere e trasmettere… la metà di tutto ciò che l’altra persona ha ed è disposto a dare, essere e vivere per chi ama.
…è forse pretendere troppo?

Nessun commento:

Posta un commento

Sei il viaggiatore ...

Lettori fissi