Credo nel potere che ha l'immaginazione di cambiare il mondo,
di liberare la verità dentro di noi,
di cacciare la notte,
di trascendere la morte,
di incantare le autostrade,

di propiziarci gli uccelli,
di assicurarsi la fiducia dei folli.


(James G. Ballard)


martedì 6 febbraio 2007

Ho un Sogno

È un periodo di grande confusione personale, dove poche sono le certezze che fanno da fondamenta alla mia vita, mentre molti sono i dubbi, i timori, le tensioni e le incomprensioni. Uscita dalla Federico II le alternative in questa provincia sono poche e ben ancorate ai poteri forti o alle posizioni dominanti di architetti più o meno noti. Per riuscire ad acquisire esperienza altro non resta che sperare, nel primo caso, in una simpatia politica che ti inserisca abusivamente in un’amministrazione pubblica, e nel secondo in una mano e voce amica che ti indirizzi verso uno studio che possa accoglierti per un periodo di tempo più o meno lungo e nel migliore dei casi insegnarti qualcosa di utile e serio senza doverne pagare le lezioni, o nel peggiore spremerti come un limone per farti fare parte del lavoro che spetterebbe all’architetto capo e che comunque sarà lui a firmare a di cui si attribuirà oneri e onori.
Le scelte e le prospettive sono perciò poche e annebbiate, ma nel mio caso in parte rischiarate da una fievole speranza, grazie alla mano e alla voce amica che ha saputo indirizzarmi verso qualcuno che forse potrà arricchire la mia acerba preparazione ed esperienza e liberarmi dall’alternativa un po’ schiavista di un occupazione senza onori trovata per caso sfogliando le pagine gialle, permettendomi inoltre di coltivare ancora per qualche mese l’illusione di un sogno di un mestiere da inventare e nel Sud Italia poco conosciuto e valorizzato, quello del
planner. Un’aspirazione, un’utopia difficile da spiegare e da far capire anche a chi mi è accanto e mi comprende più di chiunque altro, e che talvolta mi fa sentire come un sordomuto che non conosce il modo per farsi comprendere da chi riesce ad ascoltare e a parlare nel linguaggio comune e convenzionale. La difficoltà di comunicazione e di spiegazione và in ogni caso superata, per non sentirsi prigioniera di pensieri e ideali complessi per poter essere tramutati in parole, più di quanto già ci si senta prigioniera di un sogno che appena nato non riesce a respirare perché l’ambiente intorno manca di ossigeno. Come fare allora? È come quando provi un’emozione troppo forte da essere esternata, come quando ti innamori e noi sai come spiegare questo sentimento al mondo e forse neanche a te stesso...e allora cerchi qualcosa, qualcuno che sia stato in grado di esprimere quel tuo stesso sentire. Fai un esercizio di riconoscimento nelle parole, nei gesti e nelle opere di altri di quel che tu hai nell’anima e non riesci a tirar fuori, a decodificare per renderlo chiaro, visibile a tutti…quando poi il riconoscimento avviene, preso dall’entusiasmo ti comporti un po’ da ladro: prendi in prestito dall’autore i suoi scritti, le sue espressioni e le fai tue per un po’ di tempo, te ne appropri senza chiedergli il permesso, e intimamente ti giustifichi sostenendo che se l’uso è a fin di bene e non distorce il senso, il significato, l’intento dell’autore, forse lui non se ne avrà a male! Ciò detto mi approprio indebitamente della Lezione Introduttiva del Prof. Edoardo Salzano per l’Anno Accademico 2006 – 2007 del Corso di Laurea in Scienze della Pianificazione Urbanistica e Territoriale dell’Università IUAV di Venezia…qui ne riporto alcuni stralci, sperando che se mai il Prof. Salzano dovesse accorgersi del furto, sarà comprensivo e indulgente assolvendomi dal mio peccato!
Il mestiere dell’Urbanista
Molti lavori, un mestiere
I lavori che oggi fa l’urbanista sono molti. Parecchi dei nostri laureati lavorano nelle pubbliche amministrazioni: ma molti anche negli studi professionali, nelle aziende che si occupano di ambiente o di trasporti o di iniziative commerciali, qualcuno nelle agenzie immobiliari. E qualcuno anche nella scuola e nell’università. I lavori sono molti. Ma esiste un mestiere dell’urbanista, del planner. Esiste una riconoscibilità di questa figura professionale, un ruolo sociale peculiare – che non è né dell’architetto né del manager, né dell’ingegnere né del sociologo, né del giurista né del geografo, né dell’economista né del geologo, né del naturalista né dello storico – benché di tutti questi saperi e mestieri l’urbanista abbia certamente bisogno. Esiste un mestiere dell’urbanista: questa è la tesi che mi propongo di argomentare.
(...)
Io credo che in questa situazione all’urbanista spetti, più che mai,più di quando
la politica era lungimirante, il compito di rappresentare gli interessi generali e gli interessi del futuro: gli interessi di tutte le cittadine e i cittadini in quanto tali, in quanto abitanti e utilizzatori del “bene comune città”. Quelli di oggi, e quelli di domani, che nessun gruppo sociale e nessuna istituzione rappresenta, e a cui è destinato il Pianeta Terra che noi lasceremo ai nostri posteri.
(...)
“Marco Polo descrive un ponte, pietra per pietra.
- Ma qual è la pietra che sostiene il ponte? - chiede Kublai Kan. - Il ponte non è sostenuto da questa o quella pietra, - risponde Marco, - ma dalla linea dell’arco che esse formano. Kublai Kan rimane silenzioso, riflettendo. Poi soggiunge: - Perché mi parli delle pietre? È solo dell’arco che m’importa. Polo risponde: - Senza pietre non c’è arco”. L’urbanista si occupa dell’arco, l’architetto delle pietre. L’architetto progetta singoli oggetti, e definisce le regole secondo le quali essi devono essere costruiti. L’urbanista si occupa di definire le regole secondo le quali essi devono essere composti perché raggiungano, nel loro insieme, un’armonia e una funzionalità complessive. L’architetto disegna la casa dell’uomo, l’urbanista la casa della società.
(...)
Territorio, società economia. Questa sono le tre coordinate del mestiere
dell’urbanista. La prima, la principale, è essa stessa all’incrocio di diverse storie, di diverse dimensioni. Come muoversi in questa mappa? Credo che sia essenziale avere consapevolezza della dimensione etica del lavoro dell’urbanista. E credo che la stella polare che può orientarci (riprendo le cose che aveva detto con molta forza il professor Patassini) è l’interesse comune. Attenti alle parole. Comune non è individuale, ma è l’interesse individuale ha nella soddisfazione dell’interesse comune la cornice necessaria. Comune non è pubblico, ma spesso è pubblico lo strumento necessario per soddisfare un interesse comune. Comune significa interesse di una comunità di cittadine e cittadini. Una comunità riconoscibile, dotata di identità, caratterizzata dal senso di appartenenza dei suoi membri. Ma una comunità aperta, che riconosce nello scambio con le altre comunità il motore del suo sviluppo: quello vero, lo sviluppo dell’essere e non dell’avere.

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