Credo nel potere che ha l'immaginazione di cambiare il mondo,
di liberare la verità dentro di noi,
di cacciare la notte,
di trascendere la morte,
di incantare le autostrade,

di propiziarci gli uccelli,
di assicurarsi la fiducia dei folli.


(James G. Ballard)


giovedì 23 novembre 2006

...intro....

Alla ricerca di uno spazio libero, di un’ora d’aria in cui non dover dare conto a nessuno dei tuoi pensieri, dei tuoi sfoghi, dei tuoi viaggi mentali e delle tue opinioni…ho scelto di testare una strada alternativa e in fondo inconsistente, immateriale…un blog.
MacondoExpress, un luogo immateriale eppure percepibile come le sensazioni, instabile come l’umore – e il mio talvolta lo è al punto che io stessa stento a gestirlo – in continuo divenire come le stazioni della vita, inafferrabile come l’attimo in cui nasce un’emozione, eppure presente e sempre vivo nei ricordi e nelle percezioni che da essa sono state generate…uno spazio etereo per rileggere una giornata, storta – come questa – o diritta che sia stata; un momento per capire e ricordare a me stessa cosa sia davvero importante in questo viaggio strano che è la vita, e a cosa invece si attribuisce, e attribuisco, un peso e un valore eccessivo rispetto alla verità. La possibilità di sentirsi liberi (da chi e da che cosa poi…in fondo lo si sa, ma per chi e per cosa diventa complicato affrontarlo), senza l’insensato timore e la limitante incertezza di sentirsi giudicati per ciò che si esprime, si pensa e si sostiene, è per alcuni un diritto acquisito da sempre, e troppo spesso viene perciò mutato anch’esso in giudizio, monito per chi quel diritto non è ancora riuscito ad arrogarselo, e magari si pretende di assumere il ruolo, quasi mai richiesto, di esempio, modello di riferimento, perché della propria libertà di espressione e di scelta bisogna sempre farsene un vanto. È una liberta, questa, che per me manca di rispetto e di umiltà, e di cui si potrebbe benissimo fare a meno. Per altri, sentirsi liberi diventa un obiettivo, una vittoria, perché l’acquisizione di tale diritto significherebbe la fine di ogni forma di schiavitù, sia fisica che mentale, e di timore, che non è il timor di Dio, il rispetto, ma è la paura, di sé stessi, del giudizio altrui e degli atteggiamenti esterni che questo giudizio comporta. In questo caso, fatta eccezione per le forme di schiavitù vere e reali che gran parte del mondo occidentale esercita su quello più povero e sfruttato, si è sempre bravi ad incenerirsi il capo, adducendo a situazioni, persone o limiti che di fatto impediscono quello scatto di orgoglio, di dignità e soprattutto di coraggio capace di riappropriarsi di un diritto negato. Credo di appartenere di più alla seconda categoria…di quelli che di cenere se ne mettono parecchia, fino a quasi a soffocarne, trasformando le motivazioni che sostengono la mia mancanza di libertà vera e autentica, in alibi per sfuggire più a me stessa che agli altri. Essere onesti con se stessi, sicuri di ciò che si pensa e si sceglie, coraggiosi al punto di non lasciarsi condizionare da chi storcerà il muso o esprimerà un parere, o un giudizio, non richiesto. Stasera avrei voglia di fare un gran salto, di quelli forse un po' avventati, ma di certo coraggiosi, coniugando la libertà con la responsabilità, senza aver paura di misurarmi con entrambe. Essere responsabili verso se stessi, è il primo passo per sentirsi responsabili verso gli atri senza esserne sottomessi. Essere fedeli a se stessi sempre, è probabilmente il presupposto per esercitare la propria libertà di figli di Dio.

"La libertà non è star sopra un albero, non è neanche avere un'opinione, la libertà non è uno spazio libero...libertà è partecipazione!"
Giorgio Gaber

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